L'ATTEGGIAMENTO MENTALE CUI ALLUDE DANTE NEI TRE REGNI DEL VIAGGIO

Alla luce di quanto abbiamo appreso sul pensiero di Riccardo da san Vittore (e di Dante), si comprende come mai i tre regni danteschi siano tra loro separati in maniera così netta, e come mai Dante - che di tutto il resto si ricorda benissimo e riesce a descriverlo con estrema precisione - continui a ripetere, mentre scrive del Paradiso, che non riesce a ridire esattamente quello che ha visto perché, quando ci si avvicina alla zona dove si costruiscono le regole stesse del suo funzionamento (appressando sé al suo fattore, dice Dante) il nostro intelletto arriva a una tale profondità (si profonda tanto), che la memoria non riesce a seguirlo.

Tra chi si rifiuta categoricamente di ragionare e chi cerca almeno di farlo (tra Inferno e Purgatorio) c'è dunque uno iato incolmabile. È, invece, superabile la distanza che passa tra chi (Purgatorio) ha deciso di intraprendere il lungo e difficile cammino della ragione e chi (Paradiso) può fare finalmente esperienza di quale felicità consenta la possibilità di muoversi agevolmente nei meccanismi stessi che permettono alla ragione di funzionare correttamente.

Questa esperienza è, però, difficilmente traducibile nei termini del linguaggio comune. Chi ha vissuto quegli attimi di sublime felicità può solo sperare di avere come interlocutore qualcun altro, che pure ne abbia avuto esperienza, e quindi riesca a capire di cosa si tratta .

Trasferendo questi ragionamenti filosofici all'ambito dei comportamenti del genere umano, si desume che coloro i quali si ostinano ad accettare l'incomprensibilità del mondo chiudendosi in se stessi e rifiutandosi di interpretare la realtà (o, se si vuole, in termini informatici, di capire come funziona il computer), non proveranno mai il raffinato piacere che consiste nell'entrare in un sistema protetto da mille passwords, saranno sempre diffidenti verso tutto e tutti proprio perché si troveranno dominati da una struttura che non comprendono e andranno in tilt al primo inconveniente, anche se di poco conto. La vita, per loro, sarà sempre, davvero un inferno.

Chi, invece, sebbene per il momento non capisca nulla, è comunque fiducioso del fatto che, piano piano, qualcosa riuscirà a capire, e si dispone ad ascoltare qualcuno che abbia voglia di svelargli qualche segreto, riuscirà davvero a progredire. Anzi, farà passi da gigante e diventerà - come si diceva al tempo di Dante - uno degli uomini supra, cioè un essere speciale e unico. Virgilio prima, Stazio e Beatrice poi, appartengono a questa categoria; dispongono, infatti, del know how e delle passwords che permettono di penetrare in zone sempre più inaccessibili e protette dell'esperienza e della conoscenza che ne deriva. Dante si riconosce soltanto il merito - e anche il coraggio - di aver accettato questo rischioso salto nel vuoto, aprendosi a un sistema alternativo che scardinava il suo dalle fondamenta e affidandosi incondizionatamente a questi esseri supra. È solo accettando la sfida che Dante ha ottenuto la salvezza e - proprio questo ci dice la Commedia - tale salvezza risulta a portata di mano per tutti quelli che si comporteranno come lui.