LA LITURGIA

Per completare il quadro è necessario un ultimo accenno che riguarda gli aspetti pratici della lettura del testo biblico all'epoca di Dante.

Come ricorda in un interessante testo Alberto Manguel (The History of Reading , Toronto , London , New York 1996), la lettura non è sempre stata praticata nello stesso modo, né, all'interno della medesima società, tutti i testi sono letti secondo le stesse modalità pratiche: un giallo comprato in stazione non si legge come una dispensa universitaria o come una raccolta di poesia.

Ai tempi di Dante, in particolare, la Bibbia non si leggeva praticamente come si può pensare oggi, ossia scorrendo con gli occhi una pagina scritta, ma veniva soprattutto ascoltata, in quanto brani di essa si trovano collocati nella Liturgia (Messa, celebrazioni di riti quotidiani e festivi, preghiere comuni e personali), cui partecipava la stragrande maggioranza della popolazione, Dante compreso.

La caratteristica della Liturgia è di essere ciclica. La presentazione dei testi segue, cioè, uno schema ripetitivo estremamente efficace, per cui nell'arco di tre anni si legge l'intera Bibbia, e alcuni passi sono letti ogni giorno.

La fedeltà a questo schema porta qualsiasi fedele a imparare, quasi senza accorgersene e fin dai primi anni di vita, una serie impressionante di formule e di episodi. Una "scuola" di carattere così popolare e diffuso generava un tessuto di riferimenti mnemonici socialmente condivisi (tutti sapevano o capivano di che cosa si trattasse) la cui portata si può osservare, fra l'altro, scorrendo le pagine di diario degli autori almeno fino a Leopardi (ossia fino agli inizi dell'Ottocento) nei quali la conoscenza di questi aspetti è ancora vivissima. Si è citato il poeta dell'Infinito per una ragione precisa: egli non era, infatti, un frequentatore assiduo della chiesa locale, ma le annotazioni del suo quaderno di appunti (lo Zibaldone) mostrano una tale frequenza di rimandi liturgici - in particolare alle festività - che non si può pensare legata alle sue inclinazioni ideologiche. Essa è dovuta al fatto che il tessuto sociale del paese in cui viveva rendeva naturali e ovvi certi riferimenti. L'incredibile quantità di immagini e di riferimenti biblici nell'opera di Dante dipende da questo tipo di pratica diffusa, che ha trovato nella sua memoria, a dir poco prodigiosa, un fertile terreno.

In particolare, durante la Messa festiva si leggono tre brani biblici: uno appartenente all'Antico Testamento, uno del Nuovo (un episodio della vita della prima comunità cristiana successivo al ritorno di Cristo al Padre) e un brano evangelico che li mette in relazione figurale. La stessa struttura si ritrova nelle preghiere quotidiane.

La Commedia ripete quasi a ricalco questa impostazione, e non solo quando, nelle cornici del Purgatorio, essa si presenta, in maniera esplicita, in forma di esempi visivi o auditivi. Questa triade è un elemento strutturale del poema, perché era un elemento strutturale della cultura del tempo.

La ritroviamo, per esempio, nella logica con cui erano scolpiti gli episodi della Storia Sacra sulle facce dei capitelli romanici delle colonne; definisce l'ordine delle scene nei cicli di affreschi; genera la composizione delle arcate dei portali; le sequenze dei bassorilievi sui fianchi delle cattedrali o delle chiese in genere, le miniature sui codici della Bibbia e altro ancora.

In sostanza è il modo con cui la cultura del tempo suggeriva di leggere quel testo: un episodio dell'Antico Testamento, uno del Nuovo, un episodio evangelico, un simbolo o la figura di un santo, tutti accomunati da un unico riferimento a Cristo, che rende leggibile unitariamente l'insieme.