LA RAGIONE

Come si sa, Dante nel suo poema non parla tanto del mondo dell'aldilà, ma di quello dell'aldiqua. I tre regni (Inferno, Purgatorio, Paradiso) sono, dunque, una sorta di affresco non di quello che ci aspetta dopo la morte - di cui Dante, come del resto tutti noi, sa niente o pochissimo - ma di quello che capita a chi vive tutti i giorni alle prese con le faccende - eroiche o banali - che gli tocca affrontare, con il modo di pensare della gente intorno, con i modi di parlare ai quali ciascuno di noi fa, inevitabilmente, riferimento.

Su questo Dante si è fatto uno schema rigorosamente logico, a partire dal quale legge la struttura degli avvenimenti più consueti come di quelli più strani e attraverso il quale fornisce una spiegazione di come funziona il rapporto fra l'uomo e la realtà.

L'esposizione più sintetica di questo schema si trova nel IV trattato del Convivio, ai capitoli II e seguenti. Ne forniamo di seguito la traduzione passando dal discorso diretto dell'originale a quello indiretto della nostra esposizione.

Tutto quello che esiste in natura, dice Dante - e la natura comprende l'universo intero, inclusi i pensieri degli uomini, le loro operazioni e i loro risultati -, è compreso nei termini (se così si può dire) dell'infinito, al di fuori del quale non si può pensare niente, perché altrimenti non sarebbe tale. Il nome di questo infinito è Dio.

In questo contesto l'uomo ha un margine di azione molto ampio e molto precisamente caratterizzato. Dante chiama, infatti, "umano", tutto e soltanto ciò che dipende dalla ragione e dalla volontà dell'uomo. La capacità di digerire, per esempio, non è per lui "umana", ma semplicemente naturale, in quanto l'uomo l'ha in comune con molti altri animali, e non dipende né dalla ragione né dalla volontà.

La ragione, inoltre, agisce in quattro modi diversi, relativi a diversi ambiti.

  1. Il primo ambito è quello delle operazioni di cui la ragione stessa può soltanto prendere atto, ma a cui essa non può in alcun modo dar luogo. Esso riguarda:

  • le cose per il semplice fatto che esistono;

  • i fondamenti della razionalità;

  • la struttura della matematica.

  1. Il secondo ambito riguarda le operazioni più comunemente riconosciute come razionali, ossia quelle che l'uomo compie pensando a quel che fa e mantenendo il controllo delle operazioni. A questo ambito appartiene, per esempio, tutto quello che riguarda la comunicazione, in particolare quella verbale. Parlando, infatti, non si pensa solo a quello che si dice, ma anche a come dirlo e a chi lo si sta dicendo.

  2. Il terzo ambito è quello in cui la ragione si costruisce degli schemi per poter operare rispetto a qualcosa che, però, non dipende da lei. È il caso, dice Dante, delle arti meccanice, ossia della tecnologia.

 Le operazioni che la ragione compie in questi tre ambiti - nota il nostro autore - sono "umane" solo per quello che dipende dalla volontà e dalla capacità che ciascuno ha di capire la realtà e di inventarsi delle strategie per intervenirvi. Ma le cose su cui e mediante cui la ragione opera - in questi ambiti -, di per sé, non dipendono dall'uomo.

Ad esempio, per quanto "noi volessimo che le cose gravi salissero per natura suso, e perché noi volessimo che 'l silogismo con falsi principii conchiudesse veritade dimostrando, e perché noi volessimo che la casa sedesse così forte pendente come diritta, non sarebbe" (ovvero: anche se vogliamo pensare che le cose pesanti, per loro natura, volino verso l'alto, o che un ragionamento rigoroso che parta da premesse false si concluda con la dimostrazione della verità, o che una casa costruita storta abbia il medesimo equilibrio statico di una costruita dritta, sappiamo benissimo che così non è, perché nessuna di queste cose dipende da quel che pensiamo o vogliamo noi). Dunque, queste cose noi possiamo soltanto capirle, ma non riusciremmo a farle, in quanto ce le siamo trovate così come sono (di queste operazioni non fattori propriamente, ma li trovatori semo) e se non fossero così noi non potremmo né ragionare, né agire.

  1. Esiste, infine, l'ambito delle azioni che - diversamente dalle precedenti - sono soggette non solo alla nostra comprensione, ma anche alla nostra volontà. In altre parole, l'ambito delle cose che noi possiamo anche fare, come offendere o aiutare, resistere coraggiosamente o fuggire in battaglia, mantenersi nei limiti della decenza o darsi al sesso più sfrenato. Tutte queste azioni dipendono dalla nostra volontà, e in base alle scelte che facciamo riguardo a esse siamo giudicati persone degne o delinquenti. Queste, infatti, dipendono interamente da noi e da quello che vogliamo e, dato che in questo ambito tutti sanno che si deve tentare di agire "da uomini", ma spesso non se ne è capaci (per due ragioni: o perché non si capisce come ci si deve comportare, o perché, anche sapendolo, si decide altrimenti) fu inventato il diritto (la Ragione scritta), sia per indicare quello che si deve fare, sia per esigere che venga fatto. E'  in questo senso, prosegue Dante, che sant'Agostino ha affermato che "se gli uomini sapessero sempre cosa è meglio fare e, sapendolo, si comportassero di conseguenza, il diritto -la legge- non sarebbe necessario". E anche il Vecchio Digesto (un famoso codice di diritto romano) afferma: "Il diritto è l'insieme delle regole che permettono di agire secondo giustizia e di avere un giudizio corretto sui comportamenti degli uomini ("La ragione scritta è arte di bene e d'equitade").

Dunque, per Dante, la ragione è ciò che permette di orientarsi e di agire correttamente entro un sistema di riferimento che non solo non dipende da lei, ma senza il quale essa non potrebbe nemmeno agire. In questo schema è estremamente significativo - e anche molto attuale - il fatto che egli ponga sullo stesso piano, tra le cose che la ragione può soltanto considerare, ma non fare:

  1. i fondamenti della razionalità (ogni cosa è identica a se stessa; se una affermazione è vera non può, nel medesimo tempo, essere falsa e viceversa; se una affermazione è dotata di significato, essa può essere solo o vera o falsa);

  2. i puri esistenti (il gatto, la forza di gravità, il fatto che le persone sbadiglino o che guardino le stelle, le lucciole e via di seguito);

  3. le strutture della matematica (la serie dei numeri interi, le proprietà delle operazioni d base, gli assiomi della geometria e tutto il resto).

Per quanto possa apparire strano che Dante ponga sullo stesso piano il fatto che il pesce lasciato marcire puzzi e i principi della logica astratta, resta vero che nessuno di essi dipende dal pensiero o dalla volontà dell'uomo. Il secondo gruppo (i puri esistenti), in particolare, è quello dei dati che permettono l'esercizio razionale della tecnica (non si potrebbe piantare un chiodo se non esistessero le caratteristiche dei materiali e la forza muscolare; non si potrebbe far girare un mulino ad acqua se l'acqua non scendesse naturalmente verso il basso; non si potrebbe riscaldare un ambiente se la combustione non producesse calore).

La ragione, quindi, funziona in uno spazio intermedio fra quello dei meccanismi puramente naturali (sonno, digestione, circolazione del sangue) e un'altra regione nella quale opera ciò che esiste di per sé (il fatto stesso che si possa ragionare; il fatto stesso che ci sia l'universo con le sue forze e la sua bellezza; il fatto stesso che i figli nascano sempre dopo i genitori e che quindi si abbia una particolare percezione dello svolgersi del tempo).