LA RIPRESA DANTESCA DEL MODELLO PAOLINO

Il passo dantesco nel quale più facilmente si ritrova questo atteggiamento è Purgatorio xxviii, 139-141; nel momento in cui la bella donna (Matelda) che accoglie Dante-personaggio nell'Eden (assieme a lui si trovano ancora Virgilio e Stazio) gli confida:

 

Quelli ch'anticamente poetaro

l'età de l'oro e suo stato felice,

forse in Parnaso esto loco sognaro.

E' un'affermazione importante. Il Paradiso Terrestre corrisponde probabilmente - sostiene Matelda - al luogo cui la cultura antica aveva dato il nome di Parnaso (il luogo dell'età dell'oro), quindi è la verità compiuta di quella intuizione. I due poeti latini, Virgilio e Stazio, annuiscono: è proprio così.

Il passo in cui la questione è spiegata in maniera più articolala si trova, però, qualche canto prima, quando il poeta Stazio (uno degli intellettuali convertitisi ai Cristianesimo tempo delle persecuzioni) spiega a Virgilio come sia stato lui stesso - che invece era rimasto pagano - ad avviarlo sulla strada giusta mediante una sua poesia, la famosissima IV Ecloga, nella quale -in anni quasi coincidenti con la nascita di Cristo- aveva ipotizzato il ritorno dell'età dell'oro grazie alla nascita di un bambino, figlio di un personaggio dell'epoca. Ecco i versi della Commedia in cui Stazio risponde alla domanda di Virgilio circa le modalità della sua conversione:

Ed elli a lui: «Tu prima m'invïasti
verso Parnaso a ber ne le sue grotte,
e prima appresso Dio m'alluminasti.

Facesti come quei che va di notte,
che porta il lume dietro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte,

quando dicesti: "Secol si rinova;
torna giustizia e primo tempo umano,
e progenïe scende da ciel nova".

Per te poeta fui, per te cristiano (...)

I versi virgiliani, in latino, sono ancora più espliciti di quanto la citazione dantesca non lasci  immaginare: quello che qui è detto con giustizia là è detto con Virgo (la vergine Astrea rappresentava la Giustizia), e ciel traduce l'originario coelo ... alto, che ricorda nell'alto dei cieli. La somiglianza è davvero forte e ha tatto sì che Virgilio fosse ritenuto, per tutto il Medioevo, una sorta di profeta pagano.

La similitudine proposta da Dante è ancora più sottile. Virgilio non è un profeta. Ha avuto la luce più vicina di quanto non sapesse, ma l'aveva dietro le spalle, e quindi ha creduto di dover procedere nel buio (in avanti). Solo chi vede la luce che lui non vede, ma, che porta con sé, può giungere a riconoscere la luce del giorno. E' la stessa vicenda che ha portato Dante, attraverso Virgilio, a quel cielo che è negato alla sua guida. Il rapporto fra Dante e Virgilio segue. dunque, il modello proposto da Paolo agli ateniesi, e che solo alcuni di loro riconobbero come più vero rispetto alla propria intuizione, o più corrispondente al proprio desiderio.