0. INTRODUZIONE

 
     
 

Il rapporto tra paganesimo ed ebraismo può essere così sintetizzato:

  • la distruzione del tempio di Elefantina dimostra che nell’antico Egitto germinarono i primi barlumi di antigiudaismo;

  • destinati a crescere in epoca ellenistica fino al pogrom di Alessandria del 38 d. C.;

  • da parte di Roma, poi, l’atteggiamento diviso tra attrazione e repulsione rispecchiava la singolare combinazione di esclusivismo e successo di cui godeva l’ebraismo,

  • mentre il timore che la religione giudaica potesse contribuire a distruggere definitivamente i valori culturali e religiosi della società romana determinava una diffusa ostilità verso gli ebrei da parte della classe dirigente pagana.

Tale ostilità, tuttavia, non sfociò in un vero e proprio antigiudaismo di stato - con l'unica eccezione delle misure antiebraiche assunte da Adriano nel 135 - e si limitò a filtrare nell'attenzione prestata dagli intellettuali agli aspetti singolari dell'ebraismo, con un atteggiamento di accentuata repulsione per il particolarismo ebraico.

 

Con l'avvento del Cristianesimo il quadro della situazione si modificò. Nell’atteggiamento della Chiesa nei confronti dell’ebreo si riscontra sin dalle origini un ambiguo intreccio di punti di vista:

  • quello secondo cui l'ebreo è vittima di un errore originario che contamina la verità;

  • quello secondo cui l'ebreo contamina la realtà che lo circonda.

Dal primo scaturisce l’antigiudaismo di fondo interno alla storia del cristianesimo, come tentativo di determinare la percezione negativa dell’ebreo da un punto di vista religioso.

Dal secondo, invece, deriverà, attraverso successive evoluzioni, non del tutto lineari e scontate, l’antisemitismo, come affermazione della diversità dell'ebreo in senso fisico-morale.

Maggioritaria nella tradizione successiva della Chiesa sarà la linea che sostiene che l'ebreo deve essere presente nella società cristiana, ma la sua presenza - come quella dell'errore - deve essere subordinata alla Verità.

Minoritaria risulterà invece l'altra tendenza: l'errore deve essere sradicato dalla società cristiana; l'ebreo deve essere allontanato dalla comunità che professa la vera religione.

Fissata come elemento dello stereotipo, la diverisità fisico-morale dell'ebreo sarebbe stata destinata, soprattutto nella cultura del tardo Ottocento e del primo Novecento, a una accentuazione foriera dei drammi dello sterminio.