Seneca, Epistulae CVIII

Sedotto dalle teorie dei pitagorici, Seneca, in gioventù, rinuncia a mangiare carne. Vi rinuncia propria quando Tiberio proscrive i culti stranieri; anche se non cita esplicitamente nessun culto, Seneca fa probabilmente allusione alle proibizioni alimentari degli ebrei.
 
  Quaeris quomodo desierim. In Tiberii Caesaris principatum iuventae tempus acciderat. Alienigena tum sacra movebantur, sed inter argumenta superstitionis ponebatur quorundam animalium abstinentia. Patre itaque meo rogante, qui calumniam timebat, non philosophiam oderat, ad pristinam consuetudinem redii; nec difficulter mihi ut inciperem melius cenare persuasit.     Mi chiedi perché ho rinunciato. La mia giovinezza era caduto sotto il governo di Tiberio Cesare. All’epoca si proscrivevano i culti stranieri e si poneva l’astinenza da certe carni tra gli indizi di queste superstizioni. Su richiesta di mio padre, il quale non era nemico della filosofia, ma temeva le delazioni, io ripresi il mio vecchio tipo di vita; e non fu senza pena che mi lasciai persuadere a mangiare meglio.