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1831-1835

XXXI

Sopra il ritratto di una bella donna scolpito nel monumento sepolcrale della medesima

Canzone leopardiana

 

 

 

 

Tal fosti: or qui sotterra

Polve e scheletro sei. Su l'ossa e il fango

Immobilmente collocato invano,

Muto, mirando dell'etadi il volo,

Sta, di memoria solo

E di dolor custode, il simulacro

Della scorsa beltà. Quel dolce sguardo,

Che tremar fe', se, come or sembra, immoto

In altrui s'affisò; quel labbro, ond'alto

Par, come d'urna piena,

Traboccare il piacer; quel collo, cinto

Già di desio; quell'amorosa mano,

Che spesso, ove fu porta,

Sentì gelida far la man che strinse;

E il seno, onde la gente

Visibilmente di pallor si tinse,

Furo alcun tempo: or fango

Ed ossa sei: la vista

Vituperosa e trista un sasso asconde.

Così riduce il fato

Qual sembianza fra noi parve più viva

Immagine del ciel. Misterio eterno

Dell'esser nostro. Oggi d'eccelsi, immensi

Pensieri e sensi inenarrabil fonte,

Beltà grandeggia, e pare,

Quale splendor vibrato

Da natura immortal su queste arene,

Di sovrumani fati,

Di fortunati regni e d'aurei mondi

Segno e sicura spene

Dare al mortale stato:

Diman, per lieve forza,

Sozzo a vedere, abominoso, abbietto

Divien quel che fu dianzi

Quasi angelico aspetto,

E dalle menti insieme

Quel che da lui moveva

Ammirabil concetto, si dilegua.

Desiderii infiniti

E visioni altere

Crea nel vago pensiere,

Per natural virtù, dotto concento;

Onde per mar delizioso, arcano

Erra lo spirto umano,

Quasi come a diporto

Ardito notator per l'Oceano:

Ma se un discorde accento

Fere l'orecchio, in nulla

Torna quel paradiso in un momento.

Natura umana, or come,

Se frale in tutto e vile,

Se polve ed ombra sei, tant'alto senti?

Se in parte anco gentile,

Come i più degni tuoi moti e pensieri

Son così di leggeri

Da sì basse cagioni e desti e spenti?