Thomas
Stearns Eliot, Il "correlativo oggettivo" La
fama di Eliot è legata, oltre che alle sue poesie e ai suoi drammi, alla
sua opera saggistica e teorica, che ne fa uno dei maggiori critici
letterari del Novecento. I brani che riportiamo sono tratti da due saggi
del 1919 (Tradizione
e talento individuale e Amleto e i suoi problemi), raccolti in
volume nel 1920 in Il bosco sacro. |
Bisogna
in ogni caso insistere sul fatto che il poeta deve sviluppare o acquisire
la coscienza del passato e continuare a svilupparla per tutta la sua
carriera. Ciò facendo, il poeta procede a una continua rinuncia al
proprio essere presente, in cambio di qualcosa di più prezioso. La
carriera di un artista è un continuo autosacrificio, una continua
estinzione della personalità. Resta
da definire questo processo di spersonalizzazione e il suo rapporto con la
coscienza di appartenere a una tradizione. In questo processo di spersonalizzazione
si può dire che l'arte si avvicina alla condizione della scienza. Vi
inviterò perciò a considerare questo esempio suggestivo: la reazione cioè
che si verifica quando si introduce un pezzetto di sottile filo di platino
in un ambiente contenente ossigeno e biossido di zolfo. [...] L'esempio
era quello del catalizzatore. Quando i due gas che ho menzionato vengono
mescolati alla presenza di un filamento di platino, essi formano
dell'acido solforico. La combinazione si verifica solo in presenza del
platino, e ciononostante nell'acido che si è formato non c'è traccia di
platino, né il filamento risulta toccato dal processo; è rimasto
inerte, neutrale, immutato. La mente del poeta è il filo di platino. Essa
può agire parzialmente o esclusivamente sull'esperienza personale di
quell'uomo, eppure, quanto più perfetto è l'artista, tanto più
rigorosamente separati resteranno in lui l'uomo che soffre e la mente
che crea, tanto più perfettamente la mente assimilerà e trasmuterà le
passioni che sono il suo materiale. [...
] Il
solo modo di esprimere emozioni in forma d'arte è di scoprire un «correlativo
oggettivo»; in altri termini una serie di oggetti, una
situazione, una catena di eventi che saranno la formula di quella emozione
particolare; tali che quando i fatti esterni, che devono terminare in
esperienza sensibile, siano dati, venga immediatamente evocata l'emozione. |
Nell'affermare
la necessità del legame tra il poeta e la tradizione letteraria, Eliot
combatte l'idea romantica della poesia come ispirazione, espressione
immediata delle emozioni dell'autore. A suo parere la poesia è un
processo attraverso il quale i sentimenti e le esperienze vissute si
trasformano in immagini che trascendono l'individualità del poeta: non
si tratta dunque di farsi dominare dalla passione, ma di coniugare
sentimento e razionalità, tenendo rigorosamente separati l'«uomo che soffre»
dalla «mente che crea». In
questo contesto si colloca il concetto di "correlativo
oggettivo", fondamentale per la poesia del Novecento: anziché
parlare direttamente di sé e della sua esperienza, il poeta deve
trasporre le emozioni in oggetti nitidamente definiti, che per il lettore
siano l'equivalente di quelle emozioni. La poesia viene così a creare un
mondo parallelo a quello reale, fatto di cose materiali fisicamente
caratterizzate, che potrebbero far pensare alle allegorie della
letteratura medievale (Dante è un riferimento fondamentale per Eliot);
ma a differenza che nel Medioevo, la cultura del Novecento non si fonda su
un sistema di valori e di simboli saldi e condivisi, e i "correlativi
oggettivi" della poesia moderna, legati a intellettualistiche
allusioni culturali o a riferimenti privati, risultano oscuri ed
enigmatici. Come ha scritto lo stesso Eliot, «Tutto quello che possiamo
dire è che non si vede come, nella nostra civiltà, così com'è oggi
strutturata, i poeti non possano essere difficili [...]. Il poeta
deve diventare sempre più totalizzante, allusivo, indiretto, al fine di
forzare il linguaggio, di smembrarlo se necessario perché incanali il
significato». |