La Storia
La storia non si snoda come una catena di anelli ininterrotta. In ogni caso 5 molti anelli non tengono. La storia non contiene il prima e il dopo, nulla che in lei borbotti a lento fuoco. 10 La storia non è prodotta da chi la pensa e neppure da chi l’ignora. La storia non si fa strada, si ostina, detesta il poco a paco, non procede 15 né recede, si sposta di binario e la sua direzione non è nell'orario. La storia non giustifica e non deplora, 20 la storia non è intrinseca perché è fuori. La storia non somministra carezze o colpi di frusta. La storia non è magistra 25 di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi la devastante ruspa che si dice. 30 Lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. C'è chi sopravvive. La storia è anche benevola: distrugge quanto più può: se esagerasse, certo sarebbe meglio, ma la storia è a corto 35 di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo come una rete a strascico con qualche strappo e più di un pesce sfugge. Qualche volta s'incontra l'ectoplasma 40 d'uno scampato e non sembra particolarmente felice. Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato. Gli altri, nel sacco, si credono più liberi di lui.
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Commento La poesia riflette la posizione profondamente antistoricistica del poeta, che non crede, leopardianamente, nei destini migliori dell'umanità, con una totale svalutazione del concetto di sviluppo storico. Attraverso l'uso dell'anafora (che non ha un valore declamatorio, ma puramente enunciativo ed espositivo), si sussegue una serie di definizioni tutte al negativo, che negano alla storia ogni intrinseca razionalità o finalità. La storia non è una linea di progresso ininterrotta, ma procede in maniera disordinata e imprevedibile, al di là di ogni tentativo di indirizzarla e di interpretarla. La storia non contiene in sé certezze conoscitive o criteri morali, da cui si possano ricavare elementi di assoluzione e di condanna. Montale rifiuta così la concezione della storia come "maestra di vita", propria della tradizione classica e umanistica. Ugualmente netto è il dissenso nei confronti delle ideologie "positive" contemporanee, nelle loro varie forme (dallo storicismo idealistico, proprio ad esempio di Benedetto Croce, allo storicismo marxista, materialistico e dialettico), che consideravano comunque la storia come un fattore indiscutibile di progresso, capace di trascendere le sue stesse aberrazioni nella logica di un disegno superiore, quasi provvidenziale. Il pessimismo montaliano, che si esprime nelle forme di un disincanto epigrafico e sentenzioso, senza nessuna concessione di gusto retorico, sottolinea invece la radicale e incolmabile estraneità della storia nei confronti dell'individuo, che non può ritrovarvi certezze o consolazioni.
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