5. La lotta dei comuni contro l'Impero | |||
L’inevitabile conflitto con l’impero. Per quanto costituitisi senza fare gran chiasso e spesso col favore imperiale, i liberi Comuni si rivelarono ben presto come un vero e proprio pericolo per gli ideali “universali” feudali, sostenuti dall'imperatore e dal papa. I Comuni, infatti, grazie al loro dinamismo economico, si erano sempre più svincolati dal sistema feudale e rivendicavano la loro piena indipendenza. Inoltre, una volta divenuti una specie di piccoli Stati indipendenti, pur considerandosi sempre vassalli dell'impero, tendevano inevitabilmente all'autonomia politica e amministrativa e alla conseguente eliminazione di ogni intervento imperiale nella vita cittadina: essi governavano con proprie istituzioni e proprie leggi, si difendevano con propri eserciti, spesso grandi e ben addestrati, e si erano a poco a poco dimenticati dei loro doveri nei confronti dell'imperatore. In realtà, quella dei Comuni e quella dell’impero erano due forme di civiltà diametralmente opposte: una era diretta dal basso, l'altra dall'alto; una era rurale, l'altra cittadina; una era statica, l'altra era dinamica; una era aristocratica, l'altra sempre più borghese. Era inevitabile che esse entrassero in conflitto e che una delle due dovesse soccombere. Ciò avvenne tra il XII e il XIII secolo nel corso di sanguinose lotte, che assicurarono la vittoria alle autonomie cittadine e segnarono la lenta e progressiva decadenza dell’impero. |
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Verso il tramonto dell'autorità imperiale. Il Barbarossa ritornò più volte in Italia, per contrastare l'autonomia dei Comuni lombardi e l'ostilità rinnovatagli dalla Chiesa con Alessandro III, oppositore dell'impero. Nel 1164 alcune città venete si unirono in una lega antimperiale (Lega veronese) e il loro esempio venne seguito in Lombardia, da Brescia, Bergamo, Mantova e Milano, che dettero vita con altre 36 città alla Lega lombarda (1167), sostenuta anche da Alessandro III. Nel 1174 si verificò lo scontro risolutivo: il Barbarossa, deciso a distruggere definitivamente i suoi avversari, venne battuto dalla Lega lombarda, prima ad Alessandria e poi a Legnano e fu costretto a ristabilire la pace col papa (tregua di Venezia, 1177) e con i Comuni (pace di Costanza, 1183), ai quali venivano riconosciuti diritti sovrani, seppure con limitati obblighi feudali. Maggior successo fu ottenuto da Federico I nell'Italia meridionale, dove combinò le nozze tra suo figlio Enrico e Costanza d'Altavilla, ultima discendente della dinastia normanna: in tal modo il regno normanno dell'Italia meridionale fu unito all'impero. Nel 1190 il vecchio imperatore, morì, seguito di lì a poco (1197) dal figlio Enrico VI, che lasciò un erede di appena tre anni, Federico II, destinato a diventare una delle personalità più forti e affascinanti della storia medievale. |
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le nozze tra Enrico VI e Costanza D'Altavilla |
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