Francesco Bacone (1561-1626)

Francesco Bacone, nome italianizzato di Francis Bacon (1561-1626), nacque a Londra, figlio di un lord, e fu avviato alla carriera diplomatica. Studiò a Cambridge e in Francia, ma le grandi trasformazioni prodotte dal progresso tecnico nella società inglese gli fecero maturare una profonda insoddisfazione nei confronti dei «filosofastri» antichi e recenti, a cui rimproverò fin dalle prime opere la vuota astrattezza e l'approssimazione metodologica. Ambizioso, spregiudicato, amante del lusso, fece una rapida carriera politica, ottenendo i titoli di lord guardasigilli, lord cancelliere e barone; intanto coltivava il progetto di una radicale riforme del sapere, di cui porterà a termine solo la parte dedicata al metodo (Nuovo organo, 1620) e il piano generale di una enciclopedia delle scienze della natura (Sulla dignità e sull'accrescimento delle scienze, 1623). Nel 1621 fu condannato per corruzione. Ridottosi a vita privata, trascorse gli ultimi anni dedicandosi ai suoi studi, e lavorando fra l'altro alla Nuova Atlantide (pubblicata postuma), descrizione di una società ideale,fondata sulla scienza e sulla tecnica. Nonostante abbia trascurato il ruolo della matematica per la scienza moderna, il suo modello di enciclopedia delle scienze e la sua concezione di un inarrestabile progresso dovuto alla scienza avranno un'influenza determinante sull'illuminismo e sul positivismo.

Il Nuovo organo, o veri indizi dell'interpretazione della natura (1620) è il capolavoro di Bacone. In esso egli contrappone ai metodi della filosofia tradizionale, teorizzati da Aristotele (38d a.C.-322 a.C) nel suo Organon, un nuovo metodo di conoscenza basato sull'osservazione e sulla sperimentazione. L'opera, redatta informa di aforismi, è dedica­ta nella prima parte alla critica del sapere tradizionale e nella seconda all'illustrazione dei princìpi del nuovo metodo. Presentiamo alcuni aforismi del primo libro.

[1] ministro... natura: nella pratica (ministro) e nella conoscenza (interprete) l'uomo deve avere come punto di riferimento la natura. Bacone polemizza qui indirettamente contro la tradizionale defini­zione dell'uomo come "animale ragionevole", puramente speculativo.
[2] così gli strumenti... intelletto: la mente ha bisogno di una guida metodologica (stru­menti intellettuali) che la diriga o la trattenga dagli errori.
[3] La scienza... regola: sapere è potere, per­ché se non si conosce il modo in cui un feno­meno naturale si pro­duce (causa), non se ne può dirigere l'effetto nel modo a noi più uti­le. Per dominare la na­tura bisogna quindi obbedire alle sue leggi; ciò che è conosciuto teoricamente come causa, nelle applicazio­ne pratica (operazione) diventa regola operativa.
[4] che opera dall'inter­no: l'uomo interviene dall'esterno sui feno­meni naturali, la natu­ra agisce secondo sue leggi intrinseche.

[5] per quanto... opere: quanto alle applicazio­ni pratiche.

[6] rinunciare... stesse: per rifondare il sapere su basi certe bisogna mettere da parte tutte le nozioni apprese tra­dizionalmente e guar­dare alla realtà in sé.
[7] idoli: fantasmi in­gannatori; con questo termine Bacone desi­gna quei pregiudizi che impediscono la vi­sione del vero aspetto della natura, come le immagini o le statue adorate come idoli im­pediscono la visione del vero Dio.
[8] instaurazione delle scienze: il completo rinnovamento del sa­pere scientifico pro­grammato da Bacone.

[9] che il senso... cose: che i sensi dell’uomo riproducono fedel­mente la natura delle cose.
[10] le percezioni... uni­verso: sia nelle cono­scenze sensibili che di quelle intellettuali l'uomo tende ad adat­tare la realtà esterna alle forme soggettive proprie della natura umana (analogia con l’uomo), non ad adat­tare la propria natura alla realtà esterna (analogia con l'universo).
[11] una specie... natu­ra: si riferisce alle deformazioni della co­noscenza che derivano dalla particolare conformazione psico­logica ed educazione di ogni individuo.

[12] foro: nell’antica Roma era il luogo deputato al mercato, centro amministrativo e culturale della città. Qui sta a indicare le relazioni che gli uomi­ni intrattengono tra loro tramite il linguaggio.
[13] i nomi... intelletto: i nomi vengono impo­sti alle cose in base a ciò che ne può capi­re la gente comune (volgo); riflettendo una comprensione sbaglia­ta e approssimativa delle cose, le parole di­ventano un ostacolo al pensiero.
[14] sètte: correnti di pensiero (spregiativo).

I. L'uomo, ministro e interprete della natura[1], opera e intende solo per quan­to, con la pratica o con la teoria, avrà appreso dell'ordine della natura: di più non sa né può.

II. Né la nuda mano, né l'intelletto abbandonato a se stesso hanno potenza. I risultati si raggiungono con strumenti e con aiuti e di questi ha bisogno non meno l'intelletto che la mano. Come gli strumenti amplificano e reggono il moto della mano, così gli strumenti della mente guidano o trattengono l’intel­letto[2].

III. La scienza e la potenza umana coincidono perché l'ignoranza della causa fa mancare l'effetto. La natura infatti non si vince se non obbedendo ad essa, e ciò che nella teoria ha valore di causa, nell'operazione ha valore di regola[3].

IV. Riguardo alle opere l'uomo non ha altro potere che quello di avvicinare o al­lontanare i corpi naturali: il resto è opera della natura, che opera dall'interno[4].

V. Sono soliti occuparsi della natura, per quanto concerne le opere[5], il mecca­nico, il matematico, il medico, l'alchimista e il mago; ma tutti, allo stato attua­le delle cose, con lieve impegno e scarso successo.

VI. Sarebbe pazzesco e in contraddittorio credere che ciò che finora non è mai stato fatto, possa essere fatto senza far ricorso a metodi non ancora mai tentati. […]

XXXVI. Ci resta un solo e semplice modo di esposizione: condurre gli uomini di fronte ai fatti particolari, alle loro serie e ai loro ordini, in modo che essi, per un qualche tempo, si impongano di rinunciare alle nozioni e comincino a familiarizzarsi con le cose stesse[6]. […]

XXXVIII. Gli idoli[7] e le false nozioni che sono penetrati nell'intelletto umano fissandosi in profondità dentro di esso, non solo assediano le menti in modo da rendere difficile l'accesso alla verità, ma addirittura (una volta che que­sto accesso sia dato e concesso) di nuovo risorgeranno e saranno causa di mo­lestia anche nella stessa instaurazione delle scienze[8]: a meno che gli uomini, preavvertiti, non si agguerriscano per quanto è possibile contro di essi.

XXXIX. Quattro sono i generi di idoli che assediano la mente umana. Per farci intendere abbiamo imposto loro dei nomi: chiameremo il primo genere idoli della tribù; il secondo idoli della spelonca; il terzo idoli del foro; il quarto idoli del teatro. […]

XLI. Gli idoli della tribù sono fondati sulla stessa tribù o razza umana. Pertanto si asserisce falsamente che il senso è la misura delle cose[9]. Al contrario, tutte le percezioni, sia del senso sia della mente, deri­vano dall'analogia con l'uomo, non dall'analogia con l'universo[10]. L'intelletto umano è simile a uno specchio che riflette irregolarmente i raggi delle cose, che mescola la sua propria natura a quella delle cose e le deforma e le travisa.

XLII. Gli idoli della spelonca sono idoli dell'uomo in quanto individuo. Cia­scuno infatti (oltre alle aberrazioni proprie della natura umana in generale) ha una specie di propria caverna o spelonca che rifrange e deforma la luce della natura[11]: o a causa della natura propria e singolare di ciascuno, o a cau­sa dell'educazione e della conversazione con gli altri, o della lettura di libri e dell'autorità di coloro che vengono onorati e ammirati, o a causa della diver­sità delle impressioni a seconda che siano accolte da un animo già condizio­nato e prevenuto oppure sgombro ed equilibrato. Cosicché lo spirito umano (come si presenta nei singoli individui) è cosa varia e grandemente mutevole e quasi soggetta al caso. Perciò giustamente affermò Eraclito che gli uomini cercano le scienze nei loro piccoli mondi privati e non nel più grande mondo a tutti comune.

XLIII. Vi sono poi gli idoli che derivano quasi da un contratto e dalle recipro­che relazioni del genere umano: li chiamiamo idoli del foro[12] a causa del com­mercio e del consorzio degli uomini. Gli uomini infatti si associano per mez­zo dei discorsi, ma i nomi vengono imposti secondo la comprensione del vol­go e tale errata e inopportuna imposizione ingombra straordinariamente l'in­telletto[13]. D'altra parte le definizioni o le spiegazioni, delle quali gli uomini dotti si sono provveduti e con le quali si sono protetti in certi casi, non sono in alcun modo servite di rimedio. Anzi, le parole fanno violenza all'intelletto e confondono ogni cosa e trascinano gli uomini a innumerevoli e vane con­troversie e finzioni.

XLIV. Vi sono infine gli idoli che sono penetrati nell'animo degli uomini dai vari sistemi filosofici e dalle errare leggi delle dimostrazioni. Li chiamiamo idoli del teatro perché consideriamo tutte le filosofie che sono state accolte e create come altrettante favole presentate sulla scena e recitate, che hanno prodotto inondi fittizi da palcoscenico. Non parliamo soltanto dei sistemi fi­losofici attuali o delle antiche filosofie e delle antiche sètte[14], perché è sempre possibile comporre e combinare molte altre favole dello stesso tipo: le cause di errori diversissimi possono essere infatti quasi comuni. Né abbiamo queste opinioni solo intorno ai sistemi filosofici, ma anche intorno a molti principi e assiomi delle scienze che sono invalsi per tradizione, credulità e trascuratez­za. Ma di ognuna di queste specie di idoli bisognerà parlare più diffusamente e partitamente per mettere in guardia l'intelletto umano.

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DIALOGO CON IL TESTO

Bacone ha contribuito alla nascita della scienza moderna denunciando l'insufficienza della conoscenza della natura raggiunta dal sapere tradizionale e affermando la necessità di fondare un sapere del tutto nuovo (metodi noli ancora tentati).

Questo nuovo sapere dovrà essere rivolto al dominio e alla trasformazione della na­tura, attraverso l'osservazione fedele dei fatti (le cose stesse) e la pratica di esperi­menti condotti con metodo rigoroso. Al sapere puro e contemplativo della filosofia tradizionale Bacone sostituisce così l'ideale di un sapere basato sull'intreccio fra teo­ria e pratica.

La costruzione di questo sapere comporta che l'uomo si liberi preliminarmente da quei pregiudizi che gli impediscono di conoscere in modo diretto e fedele la vera na­tura delle cose. Egli elabora così una teoria dei principali errori (idoli), quelli che si formano all'interno della stessa natura umana (della tribù e della spelonca), e quelli che provengono da condizionamenti esterni (del foro e del teatro).