Michelangelo Merisi da Caravaggio – L'incredulità di san Tommaso

 
     
 

 

Il quadro di Caravaggio (1571-1610) si trova a Potsdam. È datato 1602-1603. Tommaso è più che incredulo: pare quasi cieco. La sua cecità è fisica: l’occhio è fisso, allucinato e quasi perso nel vuoto, pur nello sforzo di vedere e toccare e quasi insinuarsi dentro alla ferita per meglio vedervi l’interno. Ma allo stesso tempo la sua è una cecità spirituale, causata dalla sua scarsa fede. Il gesto di Cristo pare quasi sforzare e vincere la debolezza dell’apostolo, guidandogli le dita (e l’occhio) a penetrargli la ferita, mentre con l’altra mano scosta la tunica, per mostrare il petto ferito. Tutta la composizione è costruita sulla tensione dei corpi, piegati e quasi chini verso il corpo di Cristo, con le teste degli apostoli e di Cristo raggruppate al centro della composizione e gli sguardi di tutti convergenti sulla ferita. Il corpo di Cristo assorbe la luce, che proviene dal lato sinistro della composizione, che nel quadro è completamente occupato dalla sua figura. La tunica di Cristo ha lo stesso colore chiaro e la stessa morbida consistenza della pelle; i capelli non  

 
 

scendono sul viso di Cristo, solo perché sono trattenuti dall’orecchio, ma s’appoggiano scomposti al collo, mentre la testa è piegata ad accompagnare con attenzione e cura il gesto ingenuo ma terribile di Tommaso. Alla luminosità e alla seminudità di Cristo corrisponde per contrasto (sul lato destro della composizione) il gruppo degli apostoli, coperti nelle loro vesti e nei loro mantelli, che hanno i toni più scuri e opachi. La figura di Cristo ha, insomma, un’evidenza del tutto “realistica”, fino a risentire del peso (i capelli che ricadono, lo sforzo nell’alzare la mano di Tommaso); eppure, lo sforzo visivo dell’apostolo nel vedere e nel credere, il suo sguardo perduto nel vuoto, paiono attestare la cecità dei sensi: è l’evidenza della carne il mistero più profondo.