Il dipinto di Nicolas Poussin (1594-1665) è del 1628 ed è
conservato a Caen, in Francia. Rappresenta il momento culminante
della vicenda d’amore tra Venere e Adone. La scena è assai
composta e i gesti di Venere sono ispirati ad una dignità
classica. Il contesto è quello di una natura sublime, immersa
nell’ultima luce del tramonto. Si noti la postura di Adone,
abbandonato sensualmente al sonno della morte. |
Il dipinto è del 1627 e si trova all’Alte Pinakothek di Monaco
di Baviera. Precede di un anno il Lamento di Venere su Adone
e i punti di contatto con quel dipinto sono numerosi. In primo
luogo la disposizione di Cristo è la medesima, seppure
rovesciata: di essa colpisce soprattutto la medesima posizione
delle gambe, leggermente divaricate, e la testa rovesciata in un
abbandono estremo. In secondo luogo la seminudità di Cristo
appare evidentemente simile a quella di Adone: anzi essa è
ancora più accentuata, abbassandosi il lenzuolo bianco a
scoprire il ventre fino all’inguine. In terzo luogo gli amorini
piangenti sulla destra della composizione sono i medesimi che
accompagnano i gesti di Venere. Il dolore della Vergine, invece,
è più pateticamente sottolineato: non asperge il corpo del
figlio (lo ha già fatto, e le brocche sono abbandonate in basso
a sinistra), ma si abbandona ad un gesto di disperazione, quasi
svenendo di dolore (e la mano si abbandona sul petto del figlio,
esanime). Anche la scenografia è simile: in un esterno, tra
oggetti desunti dalla archeologia classica (il carro nel
Lamento, il sepolcro nel Compianto), mentre
differente è la luce: un tramonto che investe di luce la scena
nel quadro conservato a Caen, una luce piatta e cinerea in
quello di Monaco. |