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Fin
da bambino, in tutte quelle arti che convengono a persona
liberalmente educata, fu così ben coltivato, da non esser davvero
ritenuto l'ultimo fra i più egregi della sua età. Fu infatti tutto
rivolto alle armi, al cavalli, alla musica, alle lettere, agli studi
delle arti liberali, alla conoscenza delle cose più rare e
difficili. In una parola studiò e meditò tutto quel che può recar
lode. Per tralasciare il resto, cercò di farsi un nome anche nella
pittura e nella scultura, a tal segno volle che nulla fosse da lui
trascurato, per non
incorrere nella disapprovazione dei buoni. Il suo ingegno fu così
versatile da apparire adatto ad ogni tipo di arti liberali. Perciò
mai era vinto da ozio o da ignavia, né mai, nelle sue azioni, era
preso da sazietà.
Era
solito dire che, nelle lettere, aveva provato quello che, negli uomini, si
dice esser la sazietà di
tutto; esse, infatti, delle quali pure tanto si dilettava, a volte
gli sembravano gemme splendide e profumate, sì che fame e sonno potevano
a stento staccarlo dai libri; a volte, invece, i caratteri stessi
gli si deformavano
alla vista come scorpioni, e nulla poteva soffrire meno dei libri.
Perciò, quando gli studi letterari gli diventavano sgradevoli, si
volgeva alla Musica e alla Pittura o agli esercizi ginnastici. Si
esercitava con la palla, col giavellotto, nella corsa, nel salto,
nella lotta e si divertiva specialmente nelle ascensioni in
montagna; e tutto questo faceva piuttosto per la salute, che non per
giuoco o per piacere. Da giovinetto eccelse nelle giostre armate, e
a piedi giunti saltava al di sopra delle spalle di uomini diritti.
[...]
Imparò la musica
senza l'aiuto di nessun maestro e le sue opere furono apprezzate da
dotti musicisti. Praticò
sempre il canto ma in casa solo o, soprattutto, in campagna col
fratello e con parenti. Si dilettava dell'organo e veniva
considerato tra i più abili in quello strumento. Giovò con i suoi
consigli ad alcuni musicisti. Giunto all'età matura, tralasciando
il resto, si dedicò tutto agli studi letterari; studiò il diritto
pontificio e il diritto civile per alcuni anni, con tanta assiduità
che per la fatica si ammalò gravemente.
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Leon
Battista Alberti incarna l'ideale umanistico di uno sviluppo
integrale e armonioso dell’uomo in
tutte le sue potenzialità; nell'uomo compiutamente
formato l'esercizio intellettuale si integra con quello fisico, gli
interessi artistici con quelli per le discipline pratiche come il
diritto. Questo ideale accoglie anche aspetti che la cultura
medievale aveva svalutato: supera il disprezzo per il corpo, pone
sullo stesso piano delle arti liberali la pittura e la scultura,
considerate fino allora inferiori come arti manuali.
Rispetto
all'evoluzione successiva della figura intellettuale, caratterizzata
dallo specialismo
e dalla
separazione tra interessi professionali e interessi dilettantistici,
l'ideale umanistico, che ignora queste divisioni, appare come una
sorta di punto di riferimento utopico, un modello ideale che
illumina ciò che la nostra civiltà ha perduto.
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