De l'empia Babilonia ond'è fuggita

Petrarca, Canzoniere, CXIV

Nella sua casa di Valchiusa, presso le sorgenti della Sorgue, a una trentina di chilometri da Avignone, Petrarca si ritirava per sottrarsi agli impegni mondani della corte pontificia e dedicarsi ai suoi studi.  E' questo il motivo autobiografico elaborato in questo sonetto, dedicatop ad un amico, che si può datare al 1343.

 
 

De l'empia Babilonia, ond'è fuggita
ogni vergogna, ond'ogni bene è fori,
albergo di dolor, madre d'errori,
son fuggito io per allungar la vita.

Qui mi sto solo; et come Amor m'invita,
or rime et versi, or colgo herbette et fiori,
seco parlando, et a tempi migliori
sempre pensando: et questo sol m'aita.

Né del vulgo mi cal, né di Fortuna,
né di me molto, né di cosa vile,
né dentro sento né di fuor gran caldo.

Sol due persone cheggio; et vorrei l'una
col cor ver' me pacificato humile,
l'altro col pie', sí come mai fu, saldo.

   
 

Il sonetto ha (come pochi altri nel Canzoniere) un carattere autobiografico d'occa­sione, e accenna una varietà di motivi: la violenta condanna della curia papale (che è poi oggetto dei tre sonetti "babilonesi"), il proprio amore, l'invito e augurio a un amico. Ma il motivo che campeggia per metà del componimento e gli dà il tono è l'autoritratto ideale del poeta raccolto in solitudine, serenamente dedito alla poesia, distaccato dalle ambizioni e dal "volgo". È un ideale ispirato ad autori antichi cari a Petrarca, da Cicerone, con la sua aspirazione all'otium degli studi, a Seneca, col suo ideale stoico del sapiente superiore a tutte le passioni. Questo ideale, che Petrarca inseguì per tutta la vita, non comporta per lui (come non comportava per gli antichi) un rifiuto totale degli impegni e delle passioni, ma solo un equilibrio interiore e un'alternanza di momenti; a questo sembra alludere la struttura tematica del sonetto, dove l'immagine del raccoglimento occupa le strofe centrali ed è incorniciata, nella prima, dalla polemica politico-religiosa, nell'ultima, dal riferimento agli affetti privati.

La materia occasionale non esclude la consueta cura formale. Si può osservare l'uso sapiente delle anafore e di altri parallelismi che danno all'espressione una fluidità equilibrata e armoniosa, come per rispecchiare l'equilibrio interiore dichiarato.