Il
romanzo da metà Ottocento alla fine del Novecento
i numeri tra parentesi indicano le pag. del libro di testo: G.
Barberi Squarotti Anselmi et alii, Letteratura. Dal decandetismo
al Novecento, voll. 4-5-6,
A-B, ATLAS, Bergamo 2006
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1.
Poetiche del Naturalismo francese e del Verismo
italiano (4A, 126-133)
Alla
definizione della specificità del fatto letterario secondo la
teoria positivista diedero il più rilevante contributo il filosofo
e critico francese Hyppolite Taine e lo scrittore, Emile Zola. Taine
riteneva che occorresse ripristinare quella tradizione filosofica
che aveva la propria origine nella cultura illuministica,
assolutistica e positivistica. Come ogni altra modalità di
analisi della realtà, anche la critica letteraria doveva divenire
scienza. esaminare cioè l'opera d'arte secondo parametri oggettivi.
Questi parametri sono per Taine: la race, le milieu e
le moment.
L'opera d'arte è come un organismo vivente, ha una
propria vita autonoma e viene spiegata con le condizioni, gli
elementi costitutivi che l'hanno prodotta. Ad integrazione di
quanto dice il testo alle pagg. indicate, si possono leggere
queste considerazioni su
realismo, romanzo naturalista, romanzo sperimentale.
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2.
Giovanni
Verga (4B,412-421)
Prima
di affrontare l'opera di Giovanni Verga, vediamo un
confronto tra Naturalismo francese e verismo italiano. Cominceremo leggendo alcuni testi della raccolta di novelle Vita dei Campi: Rosso Malpelo (4B,428ss.),
Fantasticheria, la Prefazione
a L'amante di Gramigna. Si tratta di testi che
consentono di chiarire gli aspetti fondamentali della poetica
verghiana e della tecnica narrativa verista (per approfondire la
questione vedi
qui). Per quanto concerne I Malavoglia, vengono qui
presentate alcune considerazioni sugli aspetti
narratologici del romanzo. Non ci soffermeremo in modo
particolare su Mastro don Gesulado, ci si limiterà a
presentare uno schema relativo alla
struttura narrativa e alle tematiche trattate.
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3.
La
crisi del romanzo, il romanzo della crisi
Il
periodo compreso tra fine Ottocento e inizio Novecento segna
l'inizio di una grandiosa stagione del romanzo: la messa in crisi
del romanzo realista produce un romanzo come specchio della crisi
con esiti altissimi. In aggiunta a quanto trovate sul libro di
testo, potete vedere questo schema sintetico
e un testo (in pdf) che illustra i caratteri
principali del nuovo romanzo prendendo in considerazione i vari
autori.
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Dostoevskij |
Wilde |
Proust |
Joyce |
Kafka |
Mann |
Musil |
Woolf |
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4.
Luigi Pirandello (5B,186-197)
La
presenza di molte personalità in una, l’occhio “strabico” a
cui viene svelata la grottesca falsità del mondo e della società
borghese, la pazzia come unica via di scampo: nell’opera
multiforme (romanzi, novelle, testi teatrali) di Pirandello un
umorismo tanto amaro quanto dissacrante scardina il gioco e le
convenzioni della letteratura e della società (visione
del mondo e poetica).
Interessanti i punti di contato con
Svevo. Nella
produzione narrativa, emergono il tema dell’identità personale e
sociale (Il fu Mattia Pascal e
Uno nessuno centomila) e la critica nei confronti della
società industrializzata, spersonalizzante e alienante (vedi
qui). Nella vasta produzione
teatrale, è soprattutto la tecnica del metateatro che consente
a Pirandello di denunciare l’artificiosità delle convenzioni
teatrali e di quelle sociali, per lasciare spazio, nella produzione
ultima, a tematiche mitiche. Su Svevo, cfr. il paragrafo su Letteratura
e psicanalisi.
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5.
Il romanzo dal secondo dopoguerra ad oggi
a)
In
cerca del reale
(6A,71-74)
Caduto il fascismo e finita la seconda guerra mondiale, gli
intellettuali sentirono l'esigenza di una cultura nuova che
partecipasse al rinnovamento della società. In questa atmosfera
nacque il neorealismo che reagì al clima rarefatto e intimista della
letteratura degli anni precedenti. Ci si sofferemo su tre autori,
Beppe Fenoglio (6B,238ss.), Italo Calvino (6B,364ss.) e
Cesare Pavese (6B,208ss.) che, con la loro opera (non
solo letteraria), hanno contribuito al rinnnovamento linguistico e
letterario del secondo novecento.
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Italo
Calvino |
Beppe
Fenoglio |
Natalia
Ginzburg |
Pier
Paolo Pasolini |
Cesare
Pavese |
Elio
Vittorini |
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Jorge
Luis Borges |
Umberto
Eco |
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b)
Disgregazione e riuso
linguistico:
dalla neoavanguardia al postmoderno
Gli
anni Cinquanta-Sessanta sono gli anni del boom economico e di
un cambiamento politico e
antropologico dell’Italia.
In questo clima di rinnovamento etico prima ancora che
letterario, la
neoavanguardia prende forma
nel Gruppo 63 e individua come terreno privilegiato di
opposizione al mondo presente il terreno linguistico.
Pensiero debole, eterno presente, prevalenza dell’immagine,
industria culturale: sono tutti aspetti tipici del
postmoderno che avranno un’influenza decisiva sulla
narrativa.
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Georges
Perec |
Don
De Lillo |
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c)
Narratori
di fine secolo
Esauritosi
il clima politico-sociale degli anni Sessanta-Settanta, gli autori
di questo periodo sono ormai “preda” dell’industria
culturale ed editoriale, che finisce per imporre le proprie
regole. Il tutto all’interno del clima postmoderno, di cui si è
parlato sopra.
Il
fatto più rilevante del nuovo clima culturale è la ricomparsa, nel
romanzo, dei generi tradizionali,
in particolare il romanzo giallo, il romanzo sentimentale e il
romanzo comico.
Mai
del tutto esauritosi nel corso del Novecento (per non parlare
dell’Ottocento), il romanzo storico,
a partire da Il nome della rosa, si rivela come un elemento
tipico della narrativa postmoderna. Altra
conseguenza dell’invadenza dell’industria editoriale è
l’esplosione della letteratura
giovanile, in particolare il genere pulp (esploso dopo il
film di Tarantino Pulp fiction) e la letteratura cannibale.
Gli autori che prederemo in considerazione saranno Luigi Meneghello,
Giuseppe Pontiggia, Daniele Del Giudice, Pier Vittorio Tondelli (6A,139ss.). |
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Luigi
Meneghello |
Giuseppe
Pontiggia |
Daniele
Del Giudice |
Pier
Vittorio Tondelli |
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