L’espressione
«articolo di giornale» non è particolarmente precisa per definire
un testo.
Già
il concetto di giornale è abbastanza differenziato (un quotidiano?
un settimanale? una rivista specializzata in un settore? ...) e poi,
anche prendendo in considerazione un tipo di giornale – un
quotidiano, per esempio –, tutti sanno che all’interno delle sue
pagine si possono trovare tipologie testuali anche assai diverse:
articoli di cronaca, commenti, interviste, recensioni, ecc.
Allora
come è possibile individuare dei caratteri che distinguano comunque
un articolo giornalistico, al di là delle variabili interne al
genere?
Facendo
riferimento specificamente al quotidiano, perlomeno quattro punti si
possono considerare distintivi della scrittura giornalistica.
1.
L'ATTUALITA'
Perché
un testo – di qualunque tipo esso sia – possa trovare
accoglienza su un quotidiano, bisogna che abbia un aggancio
all’attualità. Il giornale non è fatto per durare, si esaurisce
giorno per giorno; dunque nessun direttore pubblicherebbe un
articolo privo di qualunque riferimento all’oggi. Anche nelle
pagine culturali, dove si parla magari di un filosofo vissuto
duemila anni fa o di una battaglia dell’Ottocento, uno spunto
offerto dall’attualità deve esistere: un convegno su quel
filosofo, o l’uscita di una edizione critica delle sue opere, o il
centenario di quella battaglia, ecc.
Quando,
dunque, ci si esercita a scrivere per un giornale, bisogna sempre
immaginare quale concreta occasione potrebbe rendere attuale il
testo che si produce.
Questo
punto è particolarmente delicato quando si vuole scrivere di
letteratura per un giornale: fare una recensione, intervistare
un autore, utilizzare un libro del passato come chiave di lettura di
un fenomeno contemporaneo, fare un bilancio sulla fortuna di uno
scrittore a cent’anni dalla sua morte, e così via.
In
tutti questi casi lo spunto di attualità deve essere esplicito e
non formale, e il punto di vista dell’oggi e del qui deve
emergere continuamente dalla trattazione. Altrimenti potremmo
produrre magari un saggio (o un tema) ma non un
articolo.
2.
LA CENTRALITA' DEI FATTI
Un
buon articolo è quello che permette al lettore di capire fin
dall’inizio di che cosa parla, in modo che egli possa decidere
subito – dato che in genere non può leggersi tutto il giornale
– se la cosa gli interessa. Il fatto deve essere dunque
presentato sin dall’attacco con il massimo di chiarezza, secondo
quella regola aurea che i giornalisti inglesi hanno sintetizzato
nelle famose «cinque W»: Who? di chi si parla?, What?,
che cosa ha fatto?, Where?,dove?, When? quando?, Why?
per qual motivo? Anche se va applicata senza rigidità o
schematismi, questa regola aiuta a costruire un articolo ben fatto.
Naturalmente
lo spazio dato ai fatti è diverso in un articolo di cronaca
(dove occupano quasi tutto lo spazio) o in un editoriale (dove sono
solo lo spunto per il commento). Ma anche in un articolo di commento
bisognerà preoccuparsi di non dare per scontato il fatto da
cui si prende spunto. È bene, a tal proposito, aver presente che il
giornale è per definizione aleatorio, è fatto per essere gettato
dopo la lettura, e questo non incentiva la memorizzazione: non è
detto che una notizia che magari è apparsa il giorno prima sia
rimasta nella mente del lettore.
3.
CONCRETEZZA E OGGETTIVITA'
Quando
si scrive un articolo di cronaca bisogna assolutamente evitare le
intrusioni del narratore. A nessuno interessa, in un articolo che
racconta un incidente stradale, sapere che il cronista era magari
presente alla scena.
Sarebbe
dunque sbagliato un attacco come questo: «Ieri mi trovavo per caso
in viale Puccini quando ho visto un camion che girava
improvvisamente a sinistra, ecc…».
In
generale, comunque, l’uso della prima persona va evitata il più
possibile anche in un articolo di commento. In questo caso,
ovviamente, le considerazioni e le argomentazioni possono essere
soggettive, ma hanno comunque tutto da guadagnare
(in forza, in autorevolezza) se sono presentate in maniera
oggettiva e impersonale. Pertanto dirò «Non sembra opportuno…»
invece di «Mi pare inopportuno…», oppure «I rischi non sfuggono
a nessuno» invece di «Sono sicuro che ci sono molti rischi».
Ancora
per l’articolo di commento vale la pena ricordare che
considerazioni generali devono sempre essere tradotte in esempi
concreti, che giudizi e argomentazioni vanno il più possibile
sostenuti con dati, fatti, citazioni autorevoli, ecc…
L’alternanza tra generale e particolare è del resto
un carattere non solo della buona argomentazione –giornalistica e
no – ma di ogni testo
interessante.
4.
CHIAREZZA E PIACEVOLEZZA
Quando
si scrive per un giornale devi preoccuparti che la tua espressione
sia più chiara possibile. Senza però trascurare la necessità di
trattenere l’interesse del lettore.
Occorre
dunque, oltre alla chiarezza, qualche strategia- diciamo così
-di «seduzione». L’attacco, per esempio, oltre a dare le
informazioni essenziali che si sono dette, deve possibilmente
risultare agile, curioso, attraente.
In
particolare per quanto riguarda la lingua si possono fornire alcuni
suggerimenti.
a.
Lessico.
Cerca di usare un lessico mediamente accessibile e di evitare nei
limiti del possibile espressioni tecnico-specialistiche.
Quando
queste non sono evitabili, allora devi dare tutte le definizioni che
ritieni necessarie, tenendo conto del fatto che il pubblico cui ti
rivolgi un giornale è assai vario, e dunque non necessariamente
competente nel particolare campo di cui parli.
La
scelta di un lessico medio, comunque, non significa appiattirsi in
un linguaggio banale. Quando è possibile, ricorri dunque a modi di
dire figurati (evitando però espressioni abusate, tipo: a
livello di…) e ogni tanto avventurati in qualche metafora o
similitudine (purché risulti «naturale», non ricercata e
leziosa).
In
un articolo sulla condanna subita da Bili Gates per aver violato le
regole della concorrenza, il giornalista Furio Colombo parla della
conquista dei mercati informatici da parte del padrone della
Microsoft come di una «cavalcata conquistatrice» che lo ha
condotto a «piantare la bandiera americana su tutto il software» e
a realizzare «un capolavoro di dominio», costringendo i
concorrenti, dopo averne «assediato, forzato, violato la libertà»,
«a lasciarsi prendere a bordo come pezzi della sua tecnologia».
Come vedi, si tratta di una catena di metafore non astruse e
complicate e che comunque rendono più gradevole il discorso.
b.
Sintassi. Anche
la sintassi deve concorrere alla chiarezza: dunque periodi brevi e
soprattutto non complessi sintatticamente. Particolare attenzione va
dedicata non solo alla sintassi del periodo, ma anche alla sintassi
testuale, con l’uso di connettivi che aiutino l’orientamento
nel testo anche di un lettore non particolarmente concentrato:
soprattutto connettivi di argomentazione («facciamo un
esempio», «la conclusione è...») e di ordine («in primo
luogo...» «in secondo luogo...», «apriamo una parentesi», «da
una parte... dall’altra. ..»).
Ma
la sintassi deve anche animare il pezzo, vivacizzarlo, dargli un
ritmo. Dunque non ripetere sempre la stessa struttura del periodo,
introduci ogni tanto una costruzione interrogativa, qualche
costruzione nominale, ecc… Insomma, evita accuratamente la
monotonia.
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