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Le
cose generali dette a proposito dell’analisi del testo poetico valgono anche
per l’analisi del testo narrativo, in particolar modo la necessità di operare
a livello di comprensione, di analisi e di interpretazione
del testo.
Seguiamo anche in questo caso la tripartizione della scheda precedente.
1.
COMPRENSIONE
Ricordiamo
che l’uso del termine comprensione coincide sostanzialmente con la capacità
di parafrasare quei passi del testo i cui significati letterali presentino
difficoltà, sia sul piano semantico-lessicale (capire il significato di certe
parole non comuni utilizzate dallo scrittore), sia su quello sintattico
(ricostruire i nessi sintattici che garantiscono la logica del discorso). La tua
esperienza ti avrà senz’altro suggerito che nella lettura di testi narrativi
questa fase è meno delicata e complessa che nei testi poetici. Non solo perché
in poesia la ricerca lessicale è più preziosa e rara e il discorso talora non
si organizza secondo la sintassi corrente, ma proprio perché la comunicazione
poetica, specie nel Novecento, spesso non passa attraverso i significati
codificati della lingua, ma li travalica e si affida a suggestioni diverse.
Questo può rendere la parafrasi non solo ardua, ma talora addirittura
fuorviante e da evitare. Nei testi narrativi, invece, la comunicazione avviene
più attraverso le potenzialità logico-semantiche del codice linguistico, per
cui in genere (ma non sempre: si pensi ad autori come Gadda o Consolo) un buon
utilizzo del vocabolario permette di superare i problemi di comprensione
punto per punto.
Nel
lavoro di analisi, dunque, non sarà necessario dilungarsi in parafrasi del
testo, mentre sarà utile una sintesi che,
distinguendone magari le fasi o sequenze ed anche ricorrendo a qualche
breve citazione, ricostruisca l’essenziale sviluppo della situazione
narrativa.
Se
tu dovessi, per esempio, lavorare sulla prima parte della Metamorfosi di
Kafka, potresti così trattare questa prima presentazione del testo:
«Quando
Gregor Samsa si svegliò un mattino da sogni inquieti, si trovò trasformato,
nel proprio letto, in un immenso insetto».
Comincia così il racconto di Kafka, con la presentazione di una «metamorfosi»
di cui non ci sarà dato di sapere nulla di più. Perché questa orribile
trasformazione? Neppure Gregor, in realtà, se lo domanda. L’orrore è
accettato come presenza quotidiana e dunque non stupefacente. E infatti egli
insegue altri pensieri (il sacrificio di doversi alzar presto, il ritardo al
lavoro) e solo i richiami dei familiari lo scuotono e lo inducono ad affrontare
la sua nuova condizione. Ha inizio allora la lunga sequenza dei suoi sforzi di
alzarsi dal letto e poi di aprire la porta della sua camera, mentre ai familiari
che 1o sollecitano si aggiunge il procuratore della sua ditta ecc…
2.
ANALISI
La
lingua dei testi poetici – già s’è detto – è particolarmente densa: lo
spessore dei significati è spesso legato ad una complessa rete di scelte
stilistiche che si sovrappongono magari in uno stesso verso ed investono ogni
aspetto del messaggio linguistico (semantico, sintattico, timbrico, ritmico).
Romanzi e racconti hanno di solito una densità linguistica minore (ce ne
accorgiamo, per esempio, quando si tratta di tradurli), sebbene anch’essi
siano fortemente caratterizzati dalle scelte che l’autore compie sul piano del
registro e del tono linguistico, della sintassi, delle figure retoriche, ecc…
Per esempio:
-
nel
Trionfo della morte di D’Annunzio il registro linguistico alto e
prezioso, dalle risonanze classiche, è fondamentale nel definire
l’orizzonte etico e ideologico dei personaggi;
-
in
Tre croci di Tozzi la lingua tesa ed «espressiva» contribuisce in
modo rilevante a creare il clima di stravolgimento in cui matura il
suicidio di Giulio;
-
le
opere di Gadda mostrano come il lavorio sulla lingua possa arrivare anche
in testi narrativi a livelli di torsione e deformazione linguistica tali
da assorbire la maggior parte dei significati.
Tuttavia
in un testo narrativo c’è anche un altro livello – quello delle strutture
narrative – in cui le scelte dell’autore possono talora risultare ancor
più significative di quelle linguistiche: la tipologia del narratore, il
suo rapporto con la vicenda narrata, il tipo di intreccio, il rapporto
tra tempo della narrazione e tempo della storia, la
rappresentazione dello spazio, il sistema dei personaggi.
Vediamo
qualche esempio:
-
in
Senilità di ltalo Svevo la scelta di un narratore esterno e
onnisciente, capace di leggere nella psiche del protagonista, di
smontare gli alibi e le motivazioni poco nobili del suo modo di pensare e
di agire, è importante per un romanzo che pone al centro del racconto
proprio il gioco della «falsa coscienza»;
-
nell'altro
capolavoro di Svevo, La coscienza di Zeno, il continuo andirivieni
nel tempo – tra passato e presente, tra passato più lontano e
passato più prossimo – trasmette al racconto l’andamento fluido della
memoria (che è uno degli elementi di maggior novità del romanzo);
-
ancora
nella Coscienza di Zeno, il sistema dei personaggi (tutto
giocato sulla contrapposizione tra Zeno-malato e gli altri-sani) permette
di porre continuamente al centro della narrazione il tema di fondo, cioè
la (falsa) contrapposizione tra malattia e salute (illusoria).
Anche
per i testi narrativi, vale naturalmente quanto si è già detto per i testi
poetici a proposito del limite di fronte al quale deve arrestarsi l’esame
analitico per non cadere nel gratuito. Ciò che devi cercare di mettere in luce,
delle strutture narrative di un racconto, delle sue soluzioni linguistiche e
stilistiche, è tutto (e solo) quello che a tuo modo di vedere è significativo,
che aiuta cioè a capire meglio il significato del testo e a darne una
interpretazione corretta.
Se
prendiamo ancora come esempio La metamorfosi di Kafka, i rapporti fra tempo
della narrazione e tempo della storia (e in particolare quello fra intreccio
e fabula) non meritano particolari osservazioni, in quanto non ne
ricaveremmo elementi interessanti per il significato del racconto. Molto più
significativa, invece, potrà risultare l'analisi di altri elementi:
-
il
rapporto tra narratore e storia: il narratore non solo è esterno,
ma assolutamente impassibile di fronte agli orribili fatti narrati, che
egli registra in una lingua dalla oggettività quasi burocratica, a
sottolineare l’ordinarietà dell'orrore;
-
il
punto di vista della narrazione, quasi totalmente focalizzato sul
protagonista, in modo che tutta la realtà venga filtrata attraverso i
suoi occhi e i suoi pensieri di uomo-scarafaggio;
-
il
modo di presentare lo spazio (la camera di Gregor): la assoluta
normalità di quella camera contribuisce anch’essa a dissolvere il
limite tra possibile e impossibile;
-
il
sistema dei personaggi: la varia natura dei rapporti tra Gregor e i
membri della sua famiglia (amoroso con la madre, complice con la sorella,
carico di ostilità con il padre) e l’'evoluzione di questi rapporti
sono elementi cruciali di tutto il racconto.
3.
INTERPRETAZIONE
Il
lavoro di analisi illustrato non è naturalmente separato dalla interpretazione
del testo, ne costituisce la premessa e talora ne è a sua volta orientato.
Anche
per quest’ultima fase del lavoro si rimanda alla scheda sull’analisi del
testo poetico, e in particolare alla articolazione in contestualizzazione
e valutazione là suggerita.
Qui
ci si limiterà, ancora ricorrendo al racconto di Kafka La metamorfosi, a
fornire qualche esempio di cosa si intenda con contestualizzazione.
-
un
primo contesto in cui può essere collocato il racconto è la vita
familiare di Kafka (l’autore stesso ne parlò come di una indiscrezione
sui suoi rapporti familiari); in particolare è ricco di significato
il rapporto di forte conflittualità con il padre, testimoniato, tra
l’altro, nella famosa Lettera al padre;
-
un
altro elemento della biografia di Kafka che può risultare illuminante è
l’esperienza di lavoro impiegatizio, sottomesso e frustrante, verso il
quale egli ebbe più volte occasione di manifestare la propria
intolleranza;
-
un terzo elemento di
contestualizzazione indicato come utile da molti critici è l'ambiente
ebraico praghese, cui Kafka appartenne: un ambiente tormentato da
persecuzioni e, insieme, da sensi di colpa, nei confronti del quale lo
scrittore si sentì sempre coinvolto e distaccato al tempo stesso; a1la
capacità dei suoi concittadini ebrei di sopporta- re le violenze, egli
ebbe modo di riferirsi, tra l’a1tro, attraverso la similitudine con un
insetto {che nel nostro caso può costituire una vera spia): «l’eroismo
del rimanere a ogni costo è quello delle blatte che pure non si possono
estirpare dalla stanza da bagno» (Lettera a Milena).
Naturalmente
un certo tipo di contestualizzazione può orientare l’interpretazione e la
valutazione di un testo più in un senso o in un altro. Si legga come ultimo
esempio questo brevissimo giudizio di un grande critico italiano, Giacomo
Debenedetti, nel quale, fra le tante interpretazioni possibili della Metamorfosi,
ne viene scelta con chiarezza una:
«Quello
schifoso insetto è l’emblema fatto carne della sua [di Gregor e di Kafka
insieme] vera identità di uomo subordinato, umiliato, costretto sempre
all’obbedienza senza un preciso perché da un mondo che lo comanda, lo
disprezza, gli significa di continuo che può fare a meno di lui».
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