analisi e commento di un testo poetico

 

 

Analisi, comprensione, interpretazione sono tre momenti, strettamente intrecciati, di ogni lettura consapevole di un testo letterario.

Quando si parla di analisi e commento di un testo ci si riferisce a un tipo di produzione scritta che raccoglie ed organizza in un discorso organico proprio quelle attività di comprensione, analisi, interpretazione.

Immagina di dover analizzare e commentare una poesia. Sia che tu debba rispondere ad una consegna complessiva (del tipo Analizza e commenta il tal testo poetico), sia che tu debba puntualmente seguire alcuni quesiti particolari (del tipo Quali sono i temi che l'autore tratta? o Quali scelte metriche significative si possono riconoscere nel testo? o ancora, A quali altre esperienze poetiche contemporanee potrebbe essere accostata questa lirica? e così via), è comunque molto probabile che il testo da produrre vada suddiviso in tre parti, di diversa importanza e dimensione: quella dedicata alla comprensione, quella dedicata alla analisi, quella dedicata alla interpretazione. Una spia significativa della tua abilità sarà il modo con cui riuscirai a stabilire rapporti e rimandi reciproci tra le tre parti.

 

1. COMPRENSIONE

Il senso in cui viene usato qui il termine comprensione è piuttosto riduttivo. Se partiamo da una definizione della poesia come testo polisemico, capace di più significati che si aggiungono e talora sostituiscono i significati comuni (codificati) di parole e frasi, possiamo dire che la comprensione di cui stiamo trattando è quella preliminare, dei significati codificati, appunto. Dei significati letterali, come si usa anche dire. Il che, in sostanza. vuol dire:

a. capire il significato comune che le parole hanno nel codice linguistico usato dal poeta. Per esempio: ai vv. 3-4 di La guazza di Giovanni Pascoli, «Non anco son rosse / le cime dell'alpi», si tratterà semplicemente di capire cosa significa il termine anco nella lingua letteraria (= ancora) e il significato di alpi nella lingua della Garfagnana mutuata dal poeta (= monti);

b. riconoscere i nessi sintattici delle parole e lo sviluppo del periodo: rendersi conto, per esempio, che nella lirica di Montale L 'anguilla, tutta costruita su un unico periodo, è solo nei due versi conclusivi che abbiamo la pro- posizione principale: «puoi tu / non crederla sorella?».

Come modello di questo lavoro di comprensione si potrebbe considerare quello fatto nelle note di un libro, dove spesso viene proposta la parafrasi di un’espressione o di un intero periodo non immediatamente accessibili. Però attenzione: non sempre una poesia si presta alla parafrasi; anzi, proprio la poesia del Novecento ti chiede spesso di liberarti dalla logica della lingua comune per cercar di intuire significati altri: misteriosi, ambigui, non afferrabili secondo schemi logici.

I significati letterali delle parole, in questo caso, sono inutilizzabili e talora fuorvianti.

Un esempio, tratto da L'isola di Giuseppe Ungaretti: ai vv. 4-6 («…rumore di penne / Ch’erasi sciolto dallo stridulo / Batticuore dell’acqua torrida») lo stridulo / Batticuore non tollera parafrasi, pena la perdita di ogni significato. Meglio, in questo caso, limitarsi ad evidenziare il senso generale di ansietà che quell'espressione proietta sul volo misterioso dell’uccello.

Ancora più disperato il tentativo di parafrasare l’oscuro inserto ai vv. 12-13 di La bufera di Montale («marmo manna / e distruzione») nella cui ambiguità e irriducibilità a significati comuni sta la sua suggestione profonda.

La stessa sintassi, del resto, può essere in poesia assolutamente ambigua. Maestro di questa ambiguità sintattica è proprio Stephane Mallarmé, modello di tanta poesia novecentesca: basta leggere la prima strofa del sonetto proemiale della sua raccolta poetica (Brindisi), dove ad una proposizione costruita nominalmente («Nulla, una schiuma, vergine verso / solo») segue un paragone che però non si sa a quale dei suoi termini si ricolleghi («cosi al largo si tuffa una frotta / di sirene»).

Dunque, quando si scrive un testo di analisi e commento ad una poesia, come si può organizzare la parte relativa alla comprensione (che costituisce la prima presentazione della poesia stessa)?

Il suggerimento è quello di evitare la parafrasi integrale del testo e di sintetizzare, invece, lo sviluppo complessivo dei suoi temi, limitando una spiegazione più puntuale alle espressioni più ostiche o cruciali. Per esempio, la prima strofa di X Agosto, celebre testo di Pascoli, potrebbe essere resa, meglio che con una parafrasi, con questa presentazione:

È la notte di San Lorenzo, e di fronte al fenomeno delle stelle cadenti il poeta dichiara di sapere – lui e non altri («Io lo so ) – perché tutte quelle stelle («tanto di stelle») cadono, come uno stillicidio di lacrime che brilla nella volta celeste («nel concavo cielo»).

   

2. ANALISI

La gran messe di significati che caratterizza il testo poetico è in buona parte risultato dei modi in cui il poeta costruisce il suo messaggio. Dunque saper cogliere le scelte linguistiche, stilistiche, metriche, sintattiche, retoriche da lui compiute è una chiave decisiva per penetrare sempre più a fondo nei significati della sua opera.

In ciò consiste il lavoro di analisi di un testo poetico.

Ma si impone subito una domanda: fino a che punto di sottigliezza deve spingersi tale analisi? C’è un limite oltre il quale il censimento delle caratteristiche del testo diventa gratuito e non necessario?

In realtà talora ci si trova a leggere saggi critici in cui degli specialisti riescono ad individuare in un testo poetico una miriade di soluzioni espressive che lo distinguono da altri testi.

Gli studiosi non si pongono limiti nella loro ricerca: il repertorio di scelte espressive che essi traggono dal testo analizzato è tanto più prezioso quanto più è minuzioso; l’interpretazione, poi, del significato delle scelte catalogate può essere lasciata ad altri studiosi. Ma uno studente che analizza una poesia lo fa per arrivare a capirla a fondo, a darne una sua interpretazione: ciò che gli interessa è solo ciò a cui egli è in grado di attribuire un significato.

Per essere più chiari: non sempre analizzare la struttura sintattica di una poesia sarà interessante, ma certamente in alcune liriche di Montale – per esempio L 'anguilla o La bufera – la complessità della costruzione sintattica, il ritardo o la mancanza di un approdo sintattico in cui il discorso si distenda, è un elemento significativo, perché contribuisce al tono alto e alla tensione epica di quelle poesie. Oppure, sempre restando a Montale, il confronto tra la lingua tragica della Bufera e la lingua comica di Piove è significativo, perché è una spia del diverso sentimento della vita che si esprime nei due testi: nel primo caso, un conflitto in atto, devastante ed emotivamente coinvolgente, nel secondo la spenta, ironica rassegnazione al vuoto del mondo.

Un’attenzione specifica merita, in genere, la struttura metrica di una poesia. Anche su questo terreno non sempre si arriverà a rilievi rivelatori, ma spesso la metrica (più in generale il ritmo, che non è solo metrica} contribuisce in modo rilevante al senso di una poesia: un ritmo regolare o franto, ostentato o nascosto, musicale o tendente alla prosa, ecc. Senza contare che, in genere, il metro di una lirica è utile per la contestualizzazione del testo, in quanto spia immediata del rapporto tra poeta e tradizione letteraria (accolta o negata o accettata con riserva).

In conclusione: come potrebbe essere svolta una analisi significativa della struttura metrica di una lirica? Consideriamo Non chiederci la parola di Eugenio Montale. Ecco una ipotesi di analisi metrica:

Il testo è, dal punto di vista metrico, organizzato in tre quartine di versi ampi, di varia misura, con presenza di endecasillabi {vv. 3, 4, 8, 12) e varie combinazioni di versi tradizionali (per esempio, i vv. 2 e 10 sono doppi sette- nari). Più regolare lo schema delle rime: ABBA CDDC EFEF {al v. 7 troviamo una rima ipermetra). Tuttavia ogni elemento di regolarità musicale, di cantabilità, soccombe davanti al netto prevalere dell’intenzione argomentativa del poeta, della sua volontà di ragionamento che porta in primo piano l’organizzazione sintattica del discorso, solida e strutturata. Questo spiega la frequente non coincidenza tra metro (passaggio da un verso all’altro) e sintassi (passaggio da una frase all’altra) del discorso, con i conseguenti enjambements, e l’andamento faticoso della lettura, priva di ogni abbandono al canto. Tutto ciò è coerente con l’intenzione montaliana di una poesia filosofica, che ragiona sul mondo, sul valore della vita e sul significato stesso dell’attività poetica.  

 

3. INTERPRETAZIONE

L’esempio di analisi proposta, chiarisce abbastanza bene che l’analisi di una poesia non è del tutto separata dalla sua interpretazione.

Possiamo aggiungere che le tre fasi (comprensione, analisi, interpretazione) non sono sempre e necessariamente in successione.

Tuttavia è vero che l’interpretazione è di solito lo stadio conclusivo di tutto il lavoro precedente.

Possiamo parlare di due livelli di interpretazione di un testo letterario: il primo cerca di recuperare il reale significato che il testo aveva nelle intenzioni dell’autore, come risposta alle sollecitazioni del suo tempo e della sua vita (contestualizzazione); il secondo mette in gioco noi, come lettori di oggi, il rapporto che abbiamo con il testo, il posto e il valore che gli attribuiamo nella nostra esperienza (valutazione).

 

3a. Contestualizzazione

Per interpretare una poesia secondo le reali intenzioni dell’autore – specialmente quando il testo è lontano da noi, dalla nostra cultura – occorre ricostruirne il contesto: la situazione storica, la cultura materiale, il sistema di valori etici e ideologici, il sistema linguistico, le convenzioni e gli istituti della letteratura (per esempio i generi), la personalità dell’autore.

In questo modo si sottrae l’opera alle interferenze della nostra esperienza, della nostra cultura e del nostro gusto e si cerca di ristabilirne, diciamo così, i significati originari: per capire cosa significhi il treno che percorre certe liriche pascoliane (si vedano La via ferrata e Le rane), riempiendo ogni dove di «gemiti e ululi» col suo «strepere nero», occorre aver chiaro che nel secondo Ottocento il treno poteva ancora apparire come qualcosa di stupefacente o mostruoso, non già assorbito nella consuetudine quotidiana come accade oggi.

Naturalmente, il contesto di ogni opera letteraria è fatto di tante cose: si tratta dunque di scegliere la prospettiva di contestualizzazione che ci sembra più produttiva per quella particolare poesia che dobbiamo interpretare.

Se consideriamo, per esempio, una qualunque delle liriche di Giovanni Pascoli, potremo trovare chiavi di interpretazione significative ricollegandola alla crisi delle ideologie positiviste di fine Ottocento, oppure alla crisi psicologica del poeta, strettamente collegata ai fatti biografici della sua vita (i lutti familiari, la scelta di una vita appartata...), oppure alla sua poetica (la poetica del fanciullino, così disposta a cogliere nella realtà messaggi, corrispondenze, richiami misteriosi), oppure alla poesia simbolista contemporanea europea, oppure alle condizioni sociali dell’Italia, ecc.

Tra queste varie prospettive merita un’attenzione particolare la contestualizzazione del testo da analizzare all’interno del sistema letterario (un movimento, una poetica, un genere...).

Il modo migliore per assolvere a questo compito è quello del confronto: si può confrontare il nostro testo con altri testi dello stesso poeta oppure con testi di un altro autore oppure tra un testo ed un movimento letterario di riferimento.

 

3b. Valutazione

Se contestualizzare è un modo per distanziare l’opera da noi lettori, valutare significa compiere il processo opposto: avvicinare l’opera a noi, metterla a confronto con la nostra vita, vedere come reagisce con le nostre esperienze. Infatti, il valore di una poesia per ciascuno di noi sta, in ultima analisi, appunto in questo: nella sua capacità di parlarci, di interessarci, di insegnarci, di commuoverci, di mettere in moto la nostra fantasia.

Il secondo stadio dell’interpretazione di una poesia, dunque, si realizza quando cerchiamo di rispondere a domande di questo genere: qual è il significato, il valore di questa poesia per me oggi? mi arricchisce, mi allarga gli orizzonti, mi tocca nell’anima, mi aiuta a vederci con altri occhi, mi fa sognare in modo diverso…?

La risposta a queste domande deve essere libera: deve coinvolgere i tuoi gusti, i tuoi bisogni, le tue scelte etiche e/o politiche. Ma non deve essere gratuita: un semplice mi piace / non mi piace. Proprio nel lavoro di comprensione e analisi condotto in precedenza dovresti trovare gli spunti per argomentare il tuo giudizio. Una risposta impegnata.

A volte succede che proprio questo impegno di comprensione e interpretazione rompa la barriera tra il testo e noi e ci avvicini a un modo di pensare, di vivere che ci sembrava estraneo. E scopriamo che anche mondi lontani dal nostro possono parlarci, darci emozioni, fornirci termini di paragone per capire meglio come è fatto il nostro mondo. Anche quando arrivassimo a negare al nostro testo un effettivo valore per noi, persone di oggi, non sarebbe un lavoro inutile, se ci è servito a chiarire meglio a noi stessi cosa significa essere persone di oggi.