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Fino
alla fine dell’XI secolo le comunità ebraiche europee, pur già
discriminate, poterono godere di una relativa libertà, sebbene non
mancassero gravi episodi di violenze e di persecuzioni. Ma fu a partire
dal XII secolo che il fanatismo antisemita si intensificò, alimentato
dall’animoso spirito di crociata contro gli infedeli, i pagani e gli
eretici, che in quell’epoca attraversò l’Europa cristiana.
L’antica accusa di deicidio, rivolta agli ebrei per avere messo a morte
il Figlio di Dio, aveva già profonde radici nel Medioevo cristiano,
quando nel 1096 masse fanatiche di pellegrini dirette verso Oriente dopo
l’appello alla crociata di papa Urbano II si scatenarono contro le
comunità ebraiche renane e danubiane, promuovendo terribili massacri. Da
quell’epoca l’antigiudaismo si radicò in tutti i ceti sociali europei
e assunse le forme pregiudiziali e stereotipe che si sono riprodotte
attraverso i secoli e resistono tuttora.
L’avversione verso gli ebrei faceva leva presso la mentalità diffusa
tra la gente comune anche su pregiudizi di origine economica la cui
formazione è assai curiosa e complessa. La morale cristiana vietava il
prestito a interesse, condannandolo come usura qualunque fosse il tasso
applicato; ma una società che fondava la sua crescita e il suo sviluppo
sull’estendersi dei mercati e dei commerci aveva come necessaria
conseguenza la formazioni di attività di cambio valute e di prestito. In
tale contesto, che già considerava gli ebrei peccatori e dannati, ad
alcuni membri delle comunità ebraiche fu chiesto, e spesso imposto, di
esercitare l’attività del prestito a usura e, quindi, di farsi carico
del disprezzo e dell’odio che a quella professione era connesso.
Avendo a che fare molti di essi con le attività commerciali e con il
denaro fu facile per il pregiudizio collettivo identificare tali attività
con la natura stessa dell’ebreo; si sedimentò quindi nella mentalità
comune lo stereotipo dell’ebreo ricco, avido e affamatore del popolo.
Quando poi il divieto della Chiesa di prestare denaro ad interesse fu, nel
tardo Medioevo, attenuato fino a scomparire di fronte al sorgere delle
banche moderne, le capacità imprenditoriali acquisite in molti casi dagli
ebrei, dopo alcuni secoli di esperienza, sollecitarono, tra l’altro, le
gelosie delle emergenti borghesie urbane e di mercanti e banchieri
cristiani che vedevano negli ebrei dei temibili concorrenti.
Vescovi, borghesi, signori feudali, popolo minuto, tutti portarono il loro
contributo alla persecuzione degli ebrei e alla costruzione di
un’immagine moralmente infamante di questo popolo. Intorno ai
“giudei” presero corpo leggende mostruose, che li accusavano di
profanare le ostie, di avvelenare i pozzi d’accordo con i saraceni, di
compiere sacrifici rituali di bambini, e pregiudizi e stereotipi, come
quello dell’ebreo avido di denaro, nemico dei poveri e “assassino di
Cristo”.
Legislazioni antisemite si susseguirono nel corso del Medioevo: in
particolare, fu vietato agli ebrei di costruire nuove sinagoghe, di
occupare cariche pubbliche e fu loro imposto di portare sugli abiti un
segno distintivo. Non appena qualche problema travagliava l’Europa,
l’ebreo, per la sua irriducibile diversità, diveniva un facile capro
espiatorio. Carestie, epidemie, eventi naturali furono spesso occasione di
massacri e saccheggi di case ebraiche. Non stupisce quindi che nella
terribile pestilenza del 1347-48 migliaia di ebrei, ritenuti responsabili
del grande male che si abbatteva sull’Europa, furono trucidati in un
clima di terrore e di follia collettiva.
La paura e l’odio antisemita non erano destinati a esaurirsi,
proiettandosi su tutta la storia europea e raggiungendo il culmine con
l’aberrazione dell’Olocausto nazista. |
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Documenti
Alle
origini della separazione tra ebrei e cristiani
Una
delle prime stragi
Le
indicazioni del Concilio Lateranense del 1215
l
frutti del pregiudizio: la profanazione
Contro
ogni luogo comune
Gli
ebrei sono accusati di essere causa dei mali della gente
Intolleranza
e risentimento
Scena
dalla Cantiga de Santa Maria di Alfonso X (Castiglia, XIII secolo).
In questa cantiga l'ebreo assurge a simbolo dell'avarizia e della slealtà
nelle transazioni commerciali. |