DALL'ETA' DEL POSITIVISMO ALLE AVANGUARDIE 

 

Presupposti filosofici

Intorno alla seconda metà dell'Ottocento al Romanticismo si contrappose il Positivismo, una corrente di pensiero della quale fu teorico il filosofo e sociologo francese A. Comte, il quale sostenne che la conoscenza si deve basare esclusivamente sui dati dell'osservazione e della sperimentazione. Egli applicò il metodo sperimentale allo studio della società aprendo la strada alla nascita della sociologia. Al Positivismo si ricollegò il naturalista C. Darwin, che formulò la teoria dell'evoluzione e della selezione naturale.

 

Conseguenze sociali, politiche, economiche

La cultura positivista portò all'affermazione di una politica reale, basata sulla strategia delle alleanze e delle relazioni diplomatiche. I fatti più importanti in Europa, tra il 1850 e il 1870, furono l’unificazione dell'Italia e della Germania e la corsa al colonialismo.

La fiducia nella scienza e nel progresso dette un grande impulso all'industria e alla tecnica, che a loro volta contribuirono a elevare il tenore di vita delle popolazioni. Non di tutti gli strati sociali però: se la borghesia poteva godere di una discreta agiatezza, il sottoproletariato urbano, gli operai nelle fabbriche e i contadini nelle campagne soffrivano gravi disagi economici.

 

Cultura e letteratura

La cultura della seconda metà dell'Ottocento fu caratterizzata da una forte tendenza a esplorare la realtà. L'uomo, le sue condizioni di vita, le sue relazioni con la società; i suoi valori morali furono esaminati con gli stessi metodi della scienza. Nelle arti, per esempio nell'architettura, prevalse la tendenza al concreto e al funzionale; la pittura abbandonò i soggetti storici per rappresentare soggetti reali e fatti di cronaca.

La letteratura scelse soggetti veri e situazioni reali e il romanzo fu il genere più corrispondente alle aspettative e alle esigenze del pubblico, e il più adatto alla rappresentazione della realtà sociale. La letteratura realista ebbe le sue più valide espressioni in Francia e in Italia.

 

 

 

Il naturalismo francese

In Francia la letteratura realista si espresse nella corrente del Naturalismo, i cui maggiori esponenti furono i fratelli Goncourt, Emile Zola e Guy de Maupassant. l princìpi della poetica del Naturalismo sono:

  • l'analisi, condotta con metodo scientifico, dei costumi della società, delle patologie umane, della vita quotidiana delle classi inferiori;

  • l'impersonalità dell'opera letteraria;

  • il rifiuto della letteratura di pura evasione;

  • il valore etico del prodotto letterario, considerato come uno strumento per il miglioramento sociale.

 

Il verismo italiano

Dalle tendenze realiste già presenti nella letteratura romantica, sorse in Italia il movimento del Verismo. I più significativi esponenti di questa corrente furono: Luigi Capuana, Giovanni Verga, Federigo De Roberto, Matilde Serao, Grazia Deledda, Federigo Tozzi. Questi i princìpi della poetica verista, espressi da Capuana e Verga:

  • l'abbandono del romanzo romantico storico-­politico per il romanzo di costumi contemporanei;

  • la rappresentazione del fatto vero;

  • l'analisi scientifica dei fenomeni psicologici (scienza dal cuore umano, Verga);

  • l'importanza della fantasia e dell'immaginazione per dare alla narrazione colore, movimento, vita vera (Capuana);

  • l'adozione del canone dell'impersonalità.

 

Dal simbolismo francese alla scapigliatura italiana

Nell'ultima parte dell'Ottocento e nella prima parte del Novecento esiste, a fianco della letteratura realista e naturalista, un diverso tipo di poetica e di letteratura che esalta l'arte in sé, senza intenti morali o realistici. I germi di questa poetica sono presentì già nella poesia di Baudelaire e, più in generale, nel Simbolismo francese e nella scuola dei Parnassiani.

In Italia questo rifiuto della ragione e della scientificità applicata alla letteratura diede vita al gruppo della Scapigliatura milanese, che si ispirò ai seguenti princìpi di poetica:

  • il rifiuto della tradizione poetica tardo­romantica e di quella manzoniana;

  • la rappresentazione delle esperienze di vita di ogni giorno;

  • l'attrazione per le situazioni patologiche, per il mostruoso, il macabro e il funereo;

  • l'uso di un lessico spigliato, libero da canoni letterari.

Il decadentismo

Tutte queste tendenze confluiranno nel Decadentismo, una corrente letteraria e poetica che, pur presentando varie sfaccettature, aveva come principio comune a tutti l'arte fine a se stessa, senza intenti di denuncia o di critica sociale. I princìpi base del Decadentismo furono:

  • l'estetismo, l'amore per la bellezza (W. Pater, O. Wilde);

  • l'esaltazione del superuomo (G. D'Annunzio);

  • la presenza dell'eroe decadente, dell'antieroe o dell'eroe negativo;

  • una comune sensazione della perdita di valori condivisibili all'interno della società;

  • l'evasione dalla realtà (G. Pascoli).

 

 

le avanguardie storiche

Nei primi anni del Novecento, sino alla metà degli anni Venti circa, si diffondono in Europa le cosiddette Avanguardie storiche le quali condividono con Decadentismo e Simbolismo la rottura con i codici artistici tradizionali e con le convenzioni borghesi, portando però tali rotture ad un livello assai più alto, sino a mettere, addirittura, in discussione il valore stesso dell'arte la quale non deve più essere solo oggetto di contemplazione, ma deve scuotere, sconvolgere, scatenare energie ed uscire da accademie e musei.

Prendono vita, in quest'ottica, diverse correnti in Europa, come l'Espressionismo - che nasce in Germania e che rifiuta la descrizione oggettiva della realtà, invitando a deformarla, al contrario, con sguardo soggettivo -e il Futurismo, che nasce ufficialmente dalla pubblicazione del Manifesto del futurismo (1909) di Filippo Tommaso Marinetti e che rifiuta ogni «passatismo» e tradizionalismo in nome di un'arte che esalti e traduca la potenza delle macchine e delle nuove tecnologie.

Si sperimentano, attraverso queste nuove teorie sull'arte, nuovi modi di comunicazione, più adatti a un mondo nel quale le nuove scoperte (radio, cinema, macchine) hanno "velocizzato" la realtà, utilizzando, ad esempio, nel linguaggio lirico gli accostamenti analogici;  

 

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Ricca e vivace la narrativa europea nell'età delle Avanguardie, con autori importanti che introducono nei propri romanzi idee e forme di racconto che sono lo specchio della storia e delle filosofie contemporanee. Tra gli autori più noti: T. Mann, F. Kafka, M. Proust, J. Joyce e, in Italia, I. Svevo e L. Pirandello.

Per quanto riguarda le esperienze poetiche in Italia nell'età delle Avanguardie, le più significative furono quelle dei futuristi (Marinetti, Govoni, Palazzeschi, Soffici), dei crepuscolari (poetica delle «piccole cose» di Govoni, Gozzano, Moretti e Corazzini), dei poeti «vociani» (poetica del «frammento» di Campana, Rebora e Sbarbaro) e di Giuseppe Ungaretti.

 

 

In sintesi