IL PRIMO NOVECENTO: TRA LE DUE GUERRE |
||||||||
L’Europa
fra le due guerre
L'Europa
del dopoguerra presentava dei caratteri profondamente mutati rispetto al
passato: il primato economico mondiale apparteneva ormai agli
Stati Uniti e furono essi a finanziare i paesi europei. Le innovazioni
del sistema industriale e quelle tecnologiche si trasferirono dalla
produzione bellica a quella civile. Nonostante questo negli anni Trenta il
crollo della finanza americana si riflettè anche sulla situazione
europea e si sommò al conflitto ideologico fra la borghesia e i ceti
operai. Da questo scontro emersero movimenti nazionalisti e razzisti,
ostili a tutto ciò che era estraneo alla nazione di appartenenza, che
presero il potere in Germania e in Italia a causa della crisi dei vecchi
sistemi liberali, mentre Francia e Inghitterra riuscirono a superare
questa crisi. Le novità più grandi dal punto di vista sociale furono
l'avvento della società di massa, la nascita dei mass media e
la mutata condizione sociale delle donne.
la guerra e gli intellettuali La prima guerra mondiale si rivelò un'esperienza
tragica i cui effetti si impressero fortemente nelle coscienze degli
intellettuali: un esempio di ciò lo si può cedere in Renato Serra che
scopre come la guerra non renda gli uomini migliori e più capaci di
comprensione verso gli altri. La guerra è una tragedia che non cambia
nulla. A questo Gramsci
aggiunge la consapevolezza che il conflitto e la sofferenza non
riescono neppure a far superare le profonde divergenze ideologiche che
infatti permangono anche di fronte alla sofferenza e diverranno ancora
più profonde nel dopoguerra.
fascismo
e antifascismo Il regime fascista ebbe con la cultura un rapporto piuttosto
complesso: da un alto esso favorì quegli aspetti e quei personaggi che
potevano fornire un appoggio al proprio potere, dall'altro esso combatté
e censurò tutte le forme di libero pensiero e ogni manifestazione
di critica nei suoi confronti, abolendo la libertà di stampa e
sciogliendo tutti gli altri partiti politici. Anche gli intellettuali si
schierarono in questa opposizione fra fascismo e antifascismo e così nel
1925, pochi mesi dopo la presa di potere di Mussolini, apparvero a poche
settimane di distanza l'uno dall'altro un Manifesto degli intellettuali
fascisti promosso da Gentile e un Manifesto degli intellettuali
antifascisti il cui primo firmatario fu Croce. Croce
rivendicava l'autonomia della letteratura dalla politica proprio per
sfuggire al controllo del regime, posizione assunta anche da Piero
Gobetti, il pensatore liberale a cui si deve la definizione del
fascismo come «autobiografia della nazione» cioè come
espressione della debolezza morale e del conformismo del popolo italiano.
Le
riviste letterarie
In
Italia durante il Ventennio nacquero numerose riviste letterarie,
per la maggior parte a Firenze. Ognuna di esse presentava dei
caratteri peculiari:
|