La scrittura egizia: un'immagine del mondo |
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Nella valle del Nilo, ogni anno le piene che depositavano il loro limo finivano per confondere ogni segno di proprietà tra i campi e obbligavano a rifare un lavoro di misurazione dei terreni. Sarà questa la ragione della nascita della scrittura nella civiltà egizia... Medouneter «parole divine», è così gli Egizi chiamavano la loro scrittura, che poi i Greci definirono con il nome hieroglyphikos (letteralmente «incisioni sacre»). La scrittura in Egitto è al servizio di un potere in cui il religioso e il politico sono indissolubili; essa viene considerata un dono degli dei e ha lo scopo di garantire l'ordine del mondo. Nato poco dopo la scrittura mesopotamica, il sistema geroglifico non ha subito nessuna trasformazione degna di nota nel corso dei suoi quaranta secoli di storia, ma ha dato vita a due forme di scrittura più corsive meglio adatte alle materie fragili:
Tre tipi di segni, i cui valori si completano e spesso si raddoppiano, coesistono nella scrittura egiziana:
La scrittura, in quanto immagine, allorché veicola un linguaggio, viene sottoposta a una duplice costrizione:
Tra i fonogrammi, 24 segni-consonanti costituiscono quello che avrebbe potuto diventare un «alfabeto», ma gli Egizi non si sono mai preoccupati di servirsi della riduzione alfabetica: per loro la scrittura non è una semplice tecnica che consente di riprodurre la lingua, ma è prima di tutto un'immagine del mondo, un'arte del visibile che assicura l'immortalità a ciò che essa dipinge. Alfabeto geroglifico
Mentre i caratteri cuneiformi evolvono verso forme angolose astratte, i geroglifici conservano nel corso della loro storia tutta la loro bellezza figurativa. Essi possiedono inoltre un'efficacia magica: i caratteri che indicano il none di una persona erano ritenuti in grado di contenere la sua identità. La scrittura aveva il duplice potere di evocare realmente e di far passare all'eternità. |
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