La scrittura egizia: un'immagine del mondo

Nella valle del Nilo, ogni anno le piene che depositavano il loro limo finivano per confondere ogni segno di proprietà tra i campi e obbligavano a rifare un lavoro di misurazione dei terreni. Sarà questa la ragione della nascita della scrittura nella civiltà egizia...

Medouneter «parole divine», è così gli Egizi chiamavano la loro scrittura, che poi i Greci definirono con il nome hieroglyphikos (letteralmente «incisioni sacre»). La scrittura in Egitto è al servizio di un potere in cui il religioso e il politico sono indissolubili; essa viene considerata un dono degli dei e ha lo scopo di garantire l'ordine del mondo.

Nato poco dopo la scrittura mesopotamica, il sistema geroglifico non ha subito nessuna trasformazione degna di nota nel corso dei suoi quaranta secoli di storia, ma ha dato vita a due forme di scrittura più corsive meglio adatte alle materie fragili:

  • la scrittura ieratica dai segni semplificati e non figurativi che non consente una copiatura rapida. E' la scrittura dell'amministrazione e delle transazioni commerciali, ma serve anche per scrivere i testi letterari, scientifici e religiosi. Scrittura quotidiana dell'Egitto nel corso di quasi due millenni e mezzo, essa fu esclusa dal suo uso profano da un altro corsivo, il demotico, e da allora il suo uso fu limitato ai documenti religiosi. Su papiro o su ostraka (cocci), veniva scritta con inchiostro nero o rosso con un pennello fatto con un bastoncino di papiro, o più tardi con una penna di canna smussata in punta. Introdotta dai Greci, essa finì per soppiantare il tradizionale pennello.

  • la scrittura demotica che, a partire dal VII secolo a.C., diventa la scrittura ufficiale. E' l'unica scrittura egizia a conoscere un vasto utilizzo nella vita quotidiana ("demotico", dal greco demotika, "scrittura popolare"). Molto corsiva, ricca di legature e di abbreviazioni, ha perso anch'essa ogni aspetto iconico.

Tre tipi di segni, i cui valori si completano e spesso si raddoppiano, coesistono nella scrittura egiziana:
dei logogrammi
(un segno = una parola)
significa "sole" e per estensione "chiarore", "giorno", "momento", ecc.
dei fonogrammi
(un segno = un suono)
procedimento del rebus
segno della "bocca", si pronuncia "er", serve a indicare la consonante "r".
dei  determinativi,
che precisano in quale categoria di oggetti o di concetti deve essere classificato il segno.
indica l'idea del movimento.

La scrittura, in quanto immagine, allorché veicola un linguaggio, viene sottoposta a una duplice costrizione:

  • la calibratura, che impone al geroglifico dello scarabeo la stessa dimensione di quello dell'avvoltoio o della piramide,

  • l’orientazione: i segni che rappresentano umani e animali hanno lo sguardo rivolto verso l'inizio dell'iscrizione, per indicare il senso di lettura.

Tra i fonogrammi, 24 segni-consonanti costituiscono quello che avrebbe potuto diventare un «alfabeto», ma gli Egizi non si sono mai preoccupati di servirsi della riduzione alfabetica: per loro la scrittura non è una semplice tecnica che consente di riprodurre la lingua, ma è prima di tutto un'immagine del mondo, un'arte del visibile che assicura l'immortalità a ciò che essa dipinge.

Alfabeto geroglifico

Mentre i caratteri cuneiformi evolvono verso forme angolose astratte, i geroglifici conservano nel corso della loro storia tutta la loro bellezza figurativa. Essi possiedono inoltre un'efficacia magica: i caratteri che indicano il none di una persona erano ritenuti in grado di contenere la sua identità. La scrittura aveva il duplice potere di evocare realmente e di far passare all'eternità. 

 

 

 

 

 

 


Papiro Cadet
Frammento del Libro dei morti in scrittura geroglifica
Paris, Bibliothèque Nationale de France, Manuscrits orientaux