Il testo narrativo: elementi di narratologia


 

>Il circuito comunicativo reale

>Punto di vista e focalizzazione

>Parole e pensieri dei personaggi

 >Rappresentazione del tempo

  

1. Il circuito comunicativo reale e immaginario

                Autore reale        Autore implicito        Narratore      (Narratario)      Lettore implicito      Lettore reale

funzioni definizione esempi

Autore reale

Designa la personalità storica dell'autore. Luigi Pirandello, nato ad Agrigento nel 1967...

Autore implicito

Designa l’immagine dell’autore consegnata all’opera, l’idea dell’autore che il lettore desume dalle informazioni presenti nel testo. Omero autore implicito di un’opera prodotta dalla somma dei contributi di persone diverse in tempi diversi.

Narratore

Designa il personaggio che dice «io» nel racconto, ovvero colui che è responsabile dell’atto di enunciazione di un racconto in terza persona. Mattia Pascal, personaggio narratore nel Fu Mattia Pascal; oppure il coro narrante nei Malavoglia.

Narratario

Designa il personaggio che eventualmente compaia nel testo come destinatario del narratore. «Mi pare di averti già raccontato, figliola mia» (A. Boito)

Lettore implicito

Designa l’idea di pubblico che le scelte linguistiche, stilistiche, contenutistiche implicano.

Scrivere un romanzo in latino oggi significa rivolgersi ad un pubblico ristretto; scrivere un poliziesco significa rivolgersi ad un pubblico più vasto (anche se nessuno lo leggesse).

Lettore reale

Designa tutti i lettori effettivi dell’opera…

 

… compresi quelli che uno scrittore non avrebbe mai potuto ipotizzare (gli studenti di una scuola di massa che leggono la Commedia).

livelli di narrazione

Livello

Narratore di I grado (extradiegetico)

Narratore di II grado (intradiegetico)

Rapporto
narratore esterno (eterodiegetico) Omero

Boccaccio

Sherazade

"allegra brigata"

narratore interno (omodiegetico) M. Pascal

Ismahel

UIlisse

 

2. punto di vista e focalizzazione

Distinguiamo tra voce e punto di vista: la voce riguarda la persona a cui vanno attribuiti gli enunciati (chi parla nel racconto; es.: "L'uomo camminava per la strada"), mentre il punto di vista riguarda la persona che all'interno o all'esterno della storia si immagina che veda, pensi, giudici gli eventi narrati (es.: "Giorgio vide che l'uomo camminava per la strada"). Il punto di vista viene definito focalizzazione. Ci possono essere tre tipi di focalizzazione:

 

a) Focalizzazione zero: il narratore ne sa più del personaggio, ne dice più di quanto ne sappia uno qualunque dei personaggi;

b) Focalizzazione interna: il narratore dice solo quello che sa il  personaggio di cui adotta il punto di vista;

c) Focalizzazione esterna: il narratore dice meno di quanto ne sappia il personaggio.

Possiamo tracciare il seguente schema:

1. Narratore esterno alla storia

 

 

 

 

a) non adotta mai il punto di vista dei personaggi (non entra nei loro pensieri), ne sa meno dei personaggi (focalizzazione esterna);
b) adotta il punto di vista di un personaggio (focalizzazione interna);
c) adotta il punto di vista di più personaggi senza plausibili motivazioni, vede e conosce cose che nessuno dei personaggi potrebbe conoscere (focalizzazione zero; ovvero focalizzazioni interne, variabili o multiple, narratore onnisciente).
2. Narratore interno alla storia

 

 

 

 

 

a) adotta il proprio punto di vista (focalizzazione interna rispetto alla propria persona) … e non adotta il punto di vista di nessuno degli altri personaggi che descrive e vede dall’esterno (focalizzazione esterna rispetto agli altri personaggi della storia);
b) adotta il proprio punto di vista (focalizzazione interna rispetto alla propria persona) … ma adotta anche il punto di vista di altri personaggi senza addurne plausibili motivazioni (focalizzazione interna variabile o multipla; focalizzazione zero, narratore onnisciente).

Narrazione diegetica: il narratore mette in rilievo la propria funzione e si attribuisce un’identità individuale.

Narrazione mimetica: il narratore scompare dalla narrazione o almeno cerca di celare la propria identità (canone dell’impersonalità).

 

3. parole e pensieri dei personaggi

Distinguiamo tra citazione (discorso diretto) e resoconto (discorso indiretto):

           CITAZIONE

parole

pensieri

discorso diretto legato discorso diretto libero pensiero diretto legato pensiero diretto libero
Giorgio si mosse e disse: «Arrivo!»

 

Giorgio si mosse e disse: Arrivo! Giorgio si mosse. «Arrivo!»

 

Giorgio si mosse. Arrivo!

 

Giorgio la guardò e pensò: «Ma faccia pure!» Giorgio la guardò e pensò: Ma faccia pure! Giorgio la guardò. «Ma faccia pure!» Giorgio la guardò. Ma faccia pure!

 

Altre modalità di citazione sono:

monologo dialogo soliloquio monologo interiore flusso di coscienza
Un personaggio parla a un interlocutore presente ma silenzioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due o più personaggi parlano tra loro in successione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un personaggio parla tra sé e sé o a interlocutori immaginari, in assenza di interlocutori reali; a voce alta, bassa o anche in silenzio (la convezione classica esprime in termini di soliloquio i pensiero del personaggio)

 

 

 

 

 

 

Un personaggio pensa in assenza di qualsiasi interlocutore (= citazione di pensieri in stile diretto libero, senza sintagma di legamento né delimitazioni grafiche)

 

 

 

 

 

 

 

Indica una categoria psicologica più che letteraria; designa “l’ordinamento casuale di pensieri e impressioni” proprio della mente quando è “in quel fluire ordinario di associazioni, che è al polo opposto del pensiero intenzionale”. Letterariamente, viene reso mediante sintassi irregolare, abolizione della punteggiatura, ecc. Si associa spesso(ma non necessariamente) alla tecnica del monologo interiore (pensiero diretto libero)

 

 

RESOCONTO

l’autore riporta le parole o i pensieri dei personaggi con la mediazione del narratore, indirettamente, non sostituendo la voce del narratore con quella del personaggio. L’uso delle virgolette o di altre delimitazioni non è mai ammesso. Esso di divide in:
discorso indiretto legato discorso indiretto libero
è introdotto dalla espressioni «pensò che», «disse che», ecc. (spesso si incontrano i resoconti sintetici); è un resoconto di parole o pensieri di un personaggio non introdotti da verbi del dire o del pensare e senza delimitazioni mediante virgolette o simili.

 

4. la rappresentazione del tempo

Sulla base dello schema narrativo possiamo distinguere i tempi della realtà (riguardano la storia esterna del testo) dai tempi della finzione (riguardano il mondo immaginario del racconto).

Autore reale            Narratore                     Personaggi               Narratario        Lettore reale

T. dell'ideazione        T. della scrittura        T. dell'avventura         T.della lettura     T. della fruizione

1                           3                                 4                              5                    2

1. Tempo dell'ideazione: comprende tutte le fasi che vanno dalla prima idea dell’opera sino alla pubblicazione;

2. Tempo della fruizione: riguarda la diffusione dell’opera e il tempo variabile e aperto della lettura;

3. Tempo della scrittura: designa il momento in cui si colloca l’atto della narrazione che si immagina compiuta dal narratore;

4. Tempo dell'avventura: designa i rapporti di anteriorità, contemporaneità o posteriorità rispetto al punto 3.

5. Tempo della lettura: designa il tempo che impiega il narratorio ad ascoltare il narratore.

 

la durata

 

Rallentamento Pausa Il tempo dell’avventura (o storia) è fermo, ma il narratore commenta o descrive.
Analisi Il tempo dell’avventura scorre più lento di quello del racconto (poco tempo in molte pagine).
Equilibrio Scena Equivalenza convenzionale tra durata dell'avventura e durata del racconto: per esporre gli eventi o i dialoghi si impiega circa lo stesso tempo che essi prendono nella realtà.
Accelerazione Sommario Il tempo dell’avventura scorre più velocemente di quello del racconto (poche righe per molto tempo).
Ellissi Il tempo dell’avventura trascorre e il narratore non racconta nulla.

analessi: evocazione, a fatti compiuti, di un evento anteriore al punto della storia in cui ci si trova.

prolessi: manovra narrativa che consiste nel narrare in anticipo un evento posteriore.

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