I GENERI E LE FORME DELLA POESIA ITALIANA

Nella poesia italiana si possono distinguere due grandi generi: la poesia narrativa e la poesia lirica. Ad essi sono associate delle forme metriche standard che servono (o meglio servivano) ad orientare il lettore: a una determinata forma metrica corrisponde un determinato genere e, quindi, un certo contenuto veicolato da un certo tipo di linguaggio. Avremo dunque le forme metriche della poesia lirica e le forme metriche della poesia narrativa.

Le principali forme metriche della poesia lirica sono le seguenti:

canzone | sonetto| madrigale| sestina|ballata|ode

Le principali forme metriche della poesia narrativa sono le seguenti:

sirventese | terzina | ottava

CANZONE

E' la forma metrica più alta della lirica, sia per forma sia per contenuto. Importata dalla tradizione provenzale e introdotta in Italia dai poeti siciliani, la canzone venne perfezionata da Dante e soprattutto da Petrarca.

Struttura: è suddivisa in strofe che si chiamano stanze, da cinque a sette (ma non esiste una regola fissa). Le stanze si dividono in due parti (FRONTE, SIRMA), che a loro volta possono essere divise in altre due parti (due piedi, due volte); spesso tra la fronte e la sirma c'è un verso chiamato chiave. La canzone si conclude con una strofa (chiamata congedo) che riprende la struttura della sirma. 

Versi: endecasillabi e settenari.

Argomento: religioso, politico, filosofico

 

Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sì spesse veggio,
piacemi almen che' miei sospiri sien quali
spera 'l Tevere e 'lArno
e 'l Po, dove doglioso e grave or seggio.

FRONTE

primo piede

A
b
C
secondo piede B
a
C
Rettor del cielo, io chieggio
chiave c
che la pietà che ti condusse in terra
ti volga al tuo diletto almo paese:
vedi, signor cortese,
di che lievi cagion, che crudele guerra,

SIRMA

 

prima volta D
E
e
D
e i cor, ch'endura e serra.
Marte, superbo e fero,
apri tu, Padre, e 'ntenerisci e snoda;
ivi fa che 'l tuo vero,
qual io mi sia, per la mia lingua s'oda.
seconda volta d
f
G
f
G

Struttura del congedo:

Canzone, io t'ammonisco
che tua ragion cortesemente dica
perché tra gente altera ir ti conviene,
e le voglie sono piene
già de l'usanza pessima ed antica
prima volta a
B
C
c
B
del ver sempre nemica.
chiave b
proverai tua ventura
tra magnanimi pochi a chi 'l ben piace;
dì lor: "Chi m'assicura?
I'vo gridando: Pace, pace, pace".
seconda volta e
F
e
F

 

Dalla canzone classica sono poi derivate altre forme:

 

la canzone pindarica: sorse nel Cinquecento ad imitazione delle odi del poeta greco Pindaro; presenta uno schema fisso formato da tre parti: strofe, antistrofe, epodo;

la canzone libera leopardiana: rinuncia ad ogni schema fisso di rime, a ogni regolarità strofica, riducendo drasticamente le stesse rime.

 

SONETTO

Nato in Italia e poi diffusosi in tutta Europa, il sonetto (da "suono") deriva dalla stanza della canzone (fronte + sirma)e la tradizione attribuisce la sua invenzione a Jacopo da Lentini (ma la cosa è tutt'altro che sicura). 

Struttura: è formato da quattro strofe: due quartine e due terzine. I versi sono tutti endecasillabi. Il sistema delle rime può variare: in genere, le due quartine possono avere rima alternata (ABAB) o incrociata (ABBA); le terzine presentano una maggiore varietà.

Versi: endecasillabi.

Argomento: amoroso

 

Io son sì stanco sotto il fascio antico
De le mie colpe e de l'usanza ria,
Ch'i' temo forte di mancar la via,
E di cader in man del mio nemico.
prima quartina A fronte
B
B
A
Ben venne a dilivrarmi un grande amico
Per somma e ineffabil cortesia;
Poi volò fuor de la veduta mia,
Sì ch'a mirarlo invano m'affatico.

seconda quartina A
B
B
A
Ma la sua voce ancor qua giù rimbomba:
O voi che travagliate, ecco 'l cammino;
Venite a me, se 'l passo altri non serra».

 

prima terzina C sirma
D
E
Qual grazia, qual amore, o qual destino
Mi darà penne in guisa di colomba,
Ch'i' mi riposi, e levimi da terra?
seconda terzina D
C
E

Il sonetto classico presenta anche numerose varianti (ne sono state contate una ventina). Le più importanti sono:

sonetto caudato: ha una coda, cioè uno o due versi aggiunti a rima baciata;

sonetto doppio o rinterzato: vengono aggiunti dei settenari in varie sedi del sonetto;

sonetto con fronte di dieci versi: presenta dieci versi invece che otto nella prima parte;

sonetto raddoppiato: formato da 28 versi invece di 14 (due fronti e due sirme);

sonetto minore (formato da settenari invece che da endecasillabi) e sonetto minimo (quinari invece che endecasillabi);

sonettessa: detto anche sonetto con molte code;

sonetto continuo: le rime delle quartine continuano nelle terzine (ABBA, ABBA, BAB, ABA).

 

MADRIGALE

Componimento di origine colta, il madrigale (da matricale carmen, canto in lingua materna, cioè in volgare) presenta due modelli: quello petrarchesco e quello seicentesco.

Struttura: una serie di terzine (da due a cinque), chiusa da un ritornello (un distico).

Versi: sono prevalentemente endecasillabi, a volte mescolati con settenari.

Argomento: prevalentemente amoroso e idiallico, viene anche esteso ad argomenti moraleggianti.

 

Non al suo amante più Diana piacque
quando per tal ventura tutta ignuda
la vide in mezzo de le gelide acque,
prima terzina A rima incatenata
B
A
ch'a me la pastorella alpestra e cruda
posta a bagnar un leggiadretto velo,
ch'a l'aura il vago e biondo capel chiuda;
seconda terzina B
C
B
tal che mi fece, or quand'egli arde 'l cielo,
tutto remar d'amoroso gelo
distico C rima baciata
C

 

SESTINA

Chiamata anche canzone sestina o sestina lirica, fu inventata dal poeta provenzale Arnaut Daniel e introdotta nella poesia italiana da Dante. Si tratta del componimento metrico più difficile.

Struttura: è composta da sei sestine indivise (senza fronte e sirma), con una coda costituita da una terzina. La particolarità è che ogni stanza è formata da sei parole-rima, che si ripetono sempre uguali di stanza in stanza, secondo l'ordine chiamata di "retrogradazione a croce", secondo il seguente schema: ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA.

Versi: endecasillabi.

Argomento: elevato.

 

L'aer gravato, e l'importuna nebbia
Compresa intorno da rabbiosi venti
Tosto conven che si converta in pioggia:
E già son quasi di cristallo i fiumi;
E 'nvece de l'erbetta per le valli
Non si vede altro che pruine e ghiaccio
NEBBIA A
VENTI B
PIOGGIA C
FIUMI D
VALLI E
GHIACCIO F
Et io nel cor via più freddo che ghiaccio
Ho di gravi pensier tale una nebbia,
Qual si leva talor di queste valli
Serrate incontr'a gli amorosi venti
E circondate di stagnanti fiumi,
Quando cade dal ciel più lenta pioggia      
GHIACCIO F
NEBBIA A
VALLI E
VENTI B
FIUMI D
PIOGGIA C

 

BALLATA

Apparsa nell'Italia centro-settentrionale alla metà del Duecento, deriva il suo nome dal fatta che veniva cantata durante la danza.

Struttura: è formata da una breve strofa, detta ripresa, che si ripete come un ritornello, e da una o più stanze, divise ciascuna in due mutazioni, eguali per versi e rime, e una volta, che ha lo stesso numero di versi della ripresa e il cui ultimo verso rima con il primo della ripresa. La ballata può essere grande (ripresa di quattro versi), mezzana (di tre versi), minore (di due), piccola (di uno), minima (di un settenario) e stravagante (di cinque).

Versi: vari.

 

Lassare il velo o per sole o per ombra,
donna, non vi vid'io
poi che in me conosceste il gran desio
ch'ogni altra voglia d'entr'al cor mi sgombra.
ripresa X
y
Y
X
Mentr'io portava i be' pensier celati,
ch'ànno la mente desiando morta,
vidivi di pietate ornare il volto;
ma poi che Amor di me vi fece accorta,
fuor i biondi capelli allor velati
et l'amoroso sguardo in sé raccolto.
prima mutazione  

stanza

A
B
C
seconda mutazione B
A
C
Quel ch'i' più desiava in voi m'è tolto:
sì mi governa il velo
che per mia morte, et al caldo et al gielo,
de' be' vostr'occhi il dolce lume adombra.
volta C
d
D
X

 

ODE

L'ode nasce nel Cinquecento all'insegna dell'imitazione di Orazio, ridotto però alla preferenza per strofe tetrastiche (4 versi). E' una delle forme più usate nella poesia italiana.

Struttura: strofe in vario numero di cinque o sei versi.

Versi: endecasillabi o settenari.

Argomento: vario

 

Qual masso che dal vertice
di lunga erta montagna,
abbandonato all'impeto
di rumorosa frana,
per lo scheggiato calle
precipitando a valle,
batte sul fondo e sta;
verso sdrucciolo a
verso piano b
verso sdrucciolo c
verso piano b
verso piano d
verso piano d
verso tronco e
là dove cade, immobile
giace in su lenta mole;
né per mutar di secoli,
fia che riveda il sole
della sua cima antica
se una virtude amica
in alto noi trarrà.
verso sdrucciolo f
verso piano g
verso sdrucciolo h
verso piano g
verso piano h
verso piano h
verso tronco e

 

SIRVENTESE

E' un componimento che appartiene al genere basso, di argomento morale, religioso o politico. Non ha una struttura fissa, anche se lo schema tipico è rappresentato dalla rima concatenata.

Altissimo Dio padre, re de gloria,
che possa contare una bella istoria
priegote che me di' senno e memoria
de recordança
A
A
A
b
De guasto de Bologna se comença
come perdé la força e la potença
e lo gram senno cum la provedença
che'aver solea
B
B
B
c

 

TERZINA

E' il metro della Divina Commedia. Fu adottato dalla poesia allegorica e morale del XIV secolo e in seguito da quella satirica e burlesca. Si tratta di un metro molto usato nella poesia italiana.

OTTAVA

Probabilmente inventata da Boccaccio, l'ottava divenne il metro tipico della narrazione lunga in versi. E' costituita da otto versi endecasillabi.

Fugge tra selve spaventose e scure, 
tra boschi inabitati, ermi e selvaggi.
II mover delle frondi e di verzure, 
che di cerri sentia, d'olmi e di faggi, 
fatto le avea di subite paure
trovar di qua e di là strani viaggi;
ch'ad ogni ombra veduta in monte o in valle 
temea Rinaldo aver sempre alle spalle.
A

B

A
B
A
B
C
C