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I registri narrativi
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1. il registro erotico |
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La
realtà è rappresentata dal Decameron
nelle sue diverse sfaccettature attraverso vari registri narrativi. Al
primo posto, per importanza di significato, c'è il registro erotico.
È stato detto ripetutamente che l'amore e il sesso non avrebbero nel Decameron
una funzione autonoma, ma
sarebbero strumenti espressivi adottati per rappresentare tutta la complessa
realtà borghese-mercantile. In verità, non solo essi sono importanti
autonomamente, ma l'uno non può sussistere senza l'altro. Inoltre, il sesso
non è presentato né come una realtà negativa né come uno strumento
neutro. Nessuno prima di Boccaccio ha saputo descrivere tanto profondamente
la misteriosa forza della passione; l'universo amoroso di Boccaccio è un
mondo che trabocca di gioia, di odio, di rancore: sentimenti che sono
espressi nella piena convinzione che fine dell'uomo è la felicità e che
questa si attua nel piacere, risultato di armoniche componenti fisiche e
spirituali. L'autore
avverte tutto ciò che si agita nella sfera dell'amore e del piacere e nello
stesso tempo l'impossibilità per l'uomo di fruire della pienezza della
gioia: è l'arte letteraria e narrativa, perciò, a farsi portavoce di
queste istanze. Boccaccio segue giornata per giornata i suoi novellatori,
accompagna i racconti, modella i discorsi con un linguaggio appropriato ai
personaggi e agli ambienti. Per limitarci, anche qui, a qualche esempio,
pensiamo a Lisabetta da Messina e a Federigo
degli Alberighi: la prima si strugge e si consuma d'amore per Lorenzo e
con la sua morte esprime l'impossibilità di godere del piacere dell'amore;
il secondo perde ogni bene soltanto per poter sperare in uno sguardo
benevolo di MonnaVanna, per non perdere la possibilità della gioia d'amore.
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2. il registro realistico-borghese e quella cortese |
Il
registro realistico-borghese e quello cortese sono scelti da
Boccaccio per rappresentare più efficacemente la realtà della società
borghese e mercantile. Come s'è già visto, lo scrittore sembra
contaminare gli ideali del mondo cortese con le esigenze della società
borghese-mercantile e ipotizzare, quasi, un nuovo ideale cortese, quello
del mercante previdente, accorto, che ama la bellezza e l'intelligenza. Si possono notare in particolare due usi del
registro realistico-borghese: da un lato, per sottolineare una
contrapposizione tra nuovi valori borghesi e vecchi valori cortesi, (Lisabetta
da Messina - fratelli; Federigo degli Alberighi - Monna Vanna, ecc.);
dall'altro, per configurare una commedia a lieto fine, in cui trionfa una
personalità a un tempo nobile e borghese (Cavalcanti
nei confronti di Betto Brunelleschi, VI, 9). Si tratta, tutto sommato, di
un contraddittorio modo di guardare la realtà contemporanea, tra sogno
del passato e accettazione del presente: la cortesia è una virtù che può
trovarsi anche nel mondo borghese, ma il mondo della cortesia è descritto
sempre come definitivamente trascorso, un sogno lontano che solo il
ricordo può far rivivere; tanto è vero che ogni
vicenda cortese è affidata a personaggi che sono o sopravvissuti, come Federigo
degli Alberighi,
oppure originali e ribaldi, come Ghino di Tacco
(X, 2).
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3. il registro romanzesco-avventuroso |
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Il registro
romanzesco-avventuroso è insito nella dinamica di ogni novella, non
solo di quelle caratterizzate da avventure rocambolesche o da alterne
vicende di personaggi in lotta con la Fortuna. Esso è presente anche
all'interno di novelle dove sembra prevalere il registro erotico o quello
realistico: è come se la materia desunta dai romanzi cavallereschi
cortesi si frantumasse e si disperdesse da regioni geografiche incantate,
popolate da miracolose presenze e da esseri prodigiosi, a stati mentali e
psicologici. Il mondo del romanzesco, uscito dalle corti, trova così
approdo nella sapienza borghese e introduce nella letteratura la
dimensione psicologica del viaggio, di cui la poesia e la narrativa
moderne daranno ulteriori prove.
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4. il registro composito |
Un
caso particolarissimo di contaminazione di più registri narrativi
è rappresentato dalla novella di Alatiel
(II, 7). Per la sua lunghezza, essa si presenta come un vero e proprio
"romanzo breve"; per lo straordinario ritratto della sua
protagonista, sembra esulare da ogni precedente schema narrativo. Così
recita la rubrica: Il soldano di Babilonia ne manda una sua figliuola a
marito al re del Garbo, la quale per diversi accidenti in spazio di
quattro anni alle mani di nove uomini perviene in diversi luoghi;
ultimamente, restituita al padre per pulcella, ne va al re del Garbo, come
prima faceva, per moglie. La
storia di questa fanciulla tanto aiutata dalla Fortuna e tanto disposta a
farsi aiutare, oggetto di cupidigia, piacere e guerra fra gli uomini che
si uccidono per lei, soggetto di cupidigia, astuzia e piacere essa stessa,
è forse il modello del personaggio di Angelica nelle opere di Boiardo e
Ariosto. Più che per la trama, la storia è stupefacente per la
psicologia del personaggio, a metà,
diremmo oggi, tra la schizofrenia e la genialità, tra la spudorata
lascivia e l'ingenuità. Per
creare una simile figura, Boccaccio fa ricorso alla contaminazione di
tutti i registri: erotico
(le vicende hanno per fine il possesso della bella donna; questa, a sua
volta, ha come scopo il conseguimento del piacere); realistico-borghese
(l'accortezza di Alatiel nei travestimenti, nelle finzioni, nella
lotta che deve sostenere per difendersi e per giustificarsi: in questo
senso la sua figura è vicina a quella di tante mogli di mercanti nel Decameron);
cortese (non solo per i
natali di Alatiel e per i suoi rapporti con personaggi cortesi, ma anche
per la sua nativa ingenuità, per la sua sincerità e lealtà nel
presentare se stessa quando le circostanze glielo consentono); romanzesco-avventuroso
(registro naturale del racconto, che accompagna e spiega il mutare delle
vicende, il loro repentino interrompersi e capovolgersi). |