Testi della leggenda dell'ascensione di Muhammad

I ciclo

Io vidi una visione veritiera. Ascoltate. Venne da me un uomo, mi prese per mano e mi chiese di seguirlo, fintanto che mi condusse a un monte alto e scosceso e mi disse: «Sali su questo monte». Io gli risposi: «Non posso». Mi disse: «Ti aiuterò io». E cominciai a mettere i piedi su ognuno degli scalini su cui egli poneva i propri, a mano a mano che saliva, finché giungemmo entrambi sopra uno spiazzo piano del monte.

Cominciammo a camminare e incontrammo uomini e donne che avevano le commessure della labbra lacerate. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che parlano e non agiscono».

E camminammo ancora e incontrammo uomini e donne con le occhiaie vuote e gli orecchi forati. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli i cui occhi guardano ciò che non dovevano vedere e i cui orecchi ascoltano ciò che non dovevano sentire».

E camminammo ancora e incontrammo alcune donne appese per i popliti, a testa in giù, mentre le vipere mordevano loro i seni. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelle che negano il latte ai propri figli».

E camminammo ancora e incontrammo uomini e donne appesi per i polpacci, a testa in giù, che sorbivano un po' di acqua e un po' di melma. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che, durante il digiuno, lo infrangono prima che la rottura sia lecita».

E camminammo ancora e incontrammo uomini e donne, dall'aspetto e dai vestiti più brutti e ripugnanti che  si potessero vedere, e che emanavano un odore disgustoso, come di latrina. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono gli adulteri e le adultere».

E camminammo ancora e trovammo cadaveri straordinariamente gonfi e che mandavano un fortissimo straordinario lezzo di putrefazione. Chiesi: «Chi sono questi?». Mi rispose: «Sono i cadaveri degli infedeli».

 

E camminammo ancora ed ecco che vedemmo del fumo e udimmo un rumore confuso, erano grida di dolore e di furia. Chiesi: «Che cos'è questo?». Mi rispose: «È la Gehenna. Lasciala».

 

E camminammo ancora e incontrammo degli uomini addormentati sotto l'ombra degli alberi. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono i cadaveri dei credenti».

E camminammo ancora e incontrammo dei giovani d'ambo i sessi, che giocavano tra due fiumi. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono la prole dei credenti».

E camminammo ancora ed ecco che incontrammo uomini che erano i più belli di viso, i più ben vestiti e i meglio profumati che si potesse immaginare: i loro volti erano [bianchi] come carta. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono i giusti, i martiri e i santi».

E camminammo ancora ed ecco che incontrammo un gruppo di tre persone, che bevevano del vino e che cantavano. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono Zaid figlio di Harita, Ga'far figlio di Abu Talib e 'Adb Allah figlio di Rawaha». Io mi sporsi verso di loro ed essi esclamarono per due volte di seguito: «Magari potessimo servirti come riscatto!».

Poi alzai la testa e vidi un gruppo di tre persone sotto il trono [di Dio]. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono tuo padre Abramo e Mosè e Gesù, che ti stanno aspettando».

(cit. in: Miguel Asìn Palacios, Dante e l'Islam. L'escatologia islamica nella Divina Commedia, Nuova Pratica Editrice, Milano 1997, pp. 413-415)

 

II ciclo

Poi salimmo al terzo cielo e Gabriele chiamò alla porta. Gli risposero: «Chi [sei]?». Disse: «Gabriele». «E chi [c'è] con te?». «Muhammad». «Forse che è già stato inviato?». «Sì». «Benvenuto sia l'onorevole Profeta, e che Dio gli dia salute».

Ed ecco [che incontrammo] un angelo, di proporzioni enormi, fatto di fuoco, seduto su di uno sgabello di fuoco e intento a tagliare gomene, corazze, scarpe e tuniche di fuoco. Chiesi: «O Gabriele, chi è costui?». Mi rispose: «È il guardiano dell'inferno. Avvicinati e salutalo». Mi avvicinai a lui e lo salutai. Non avevo mai visto, tra gli altri, un angelo di proporzioni tanto enormi: era di aspetto bruttissimo, che denotava una terribile violenza e una collera tanto manifesta che, se si palesasse in questo mondo, l'umanità intera morirebbe [di terrore]. Quando lo ebbi salutato, rispose al mio saluto, ma con aria tanto adirata che io ebbi spavento di lui, vedendo che non sorrideva. Allora Gabriele mi disse: «Non lo temere: quest'angelo è stato fatto con l'ira dell'Onnipotente. Da quando Dio lo creò, non ha mai riso né sorriso. Ogni giorno la sua collera aumenta, contro coloro che non hanno misericordia nei propri cuori. Egli fa giustizia di tutti loro castigando i ribelli contro Dio, i tiranni orgogliosi e i colpevoli di peccati mortali».

Io gli dissi: «O angelo, mostrami i ripiani dell'inferno, affinché io li veda». Mi rispose: «Tu non puoi guardarli». Ma si udì una voce che gridò: «O angelo, non lo contraddire in cosa alcuna». E immediatamente la porta dell'inferno si aprì [soltanto] per lo spazio di una cruna d'ago e per l'apertura uscì un tale fuoco e del fumo che, se avesse continuato a uscire ancora, i cieli e la terra si sarebbero coperti di tenebre. E lo guardai [cioè l'inferno], ed ecco che era di sette ripiani, uno sopra l'altro; e non mi fu possibile contemplarli [tutti] a causa dell'orrore ispiratomi dal supplizio degli infedeli e dei politeisti.

E guardai verso il primo ripiano, ed ecco che esso era il ripiano dei colpevoli di peccato mortale. E vidi in esso settanta mari di fuoco, e in ciascuna delle loro spiagge una città di fuoco, e in ogni città settantamila case di fuoco, ognuna delle quali conteneva settantamila casse di fuoco, dove stavano rinchiusi uomini e donne, tormentati da serpenti e scorpioni e lanciando grida. E dissi: «O angelo, quale fu il peccato di costoro nel mondo?» Mi rispose: «Essi commisero ingiuste violenze contro le genti e ne divorarono le ricchezze senza diritto, e si inorgoglirono e agirono tirannicamente, dal momento che solo a Dio compete il dominio e la forza».

Poi guardai e vidi delle genti le cui labbra erano come quelle dei cani e dei cammelli. I demoni li afferravano con arpioni di fuoco, e i serpenti penetravano attraverso le loro bocche, squarciavano gli intestini e uscivano dagli ani. Dissi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che ingiustamente divorano i beni degli orfani. Ora i loro ventri mangiano soltanto fuoco e poi saranno arrostiti sulla fiamma viva».

Poi guardai ed ecco che vidi delle genti i cui ventri rigonfi come montagne brulicavano di serpenti e scorpioni. Ogni volta che ciascuno di loro cercava di mettersi in piedi cadeva bocconi, a causa dell'enormità del suo ventre. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Quelli che mangiano a usura».

Poi guardai e vidi delle donne appese per i capelli. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Le donne che non nascosero il loro viso e la loro chioma agli sguardi degli estranei».

Vidi poi uomini e donne appesi per la lingua a ganci di fuoco, che con le loro proprie unghie di rame si straziavano la faccia. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che testimoniano il falso e vanno con la maldicenza e seminano la discordia fra le genti attentando al loro onore».

Poi guardai ed ecco che vidi delle genti i cui corpi erano come quelli dei porci e i cui visi erano come quelli dei cani. Del loro supplizio erano incaricati serpenti e scorpioni, che ne pungevano le carni. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che non purificano mediante l'abluzione le proprie impurità rituali e che non prestano attenzione quando pregano».

Poi guardai ed ecco che vidi delle genti che [gridando] chiedevano ristoro alla sete. I demoni davano loro coppe di fuoco; e come le prendevano, la carne dei loro visi si sfaceva a causa del calore; e come ne bevevano, i loro intestini si rompevano e gli uscivano dall'ano. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «I bevitori di vino».

Vidi poi delle donne appese per i piedi, a testa in giù, e i demoni tagliavano loro la lingua con forbici di fuoco, mentre esse ragliavano come asini e latravano come cani. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono le prefiche, che piangono e si lamentano a pagamento per i defunti, e le cantanti».

Poi guardai e vidi uomini e donne dentro dei forni, e il fuoco veniva accesso su di essi, e la fiamma saliva sino ai loro volti e alle loro teste. Gridavano, e dalle loro pudende scorreva pus, ed emanavano un odore tanto ripugnante che gli altri condannati li maledicevano. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Le adultere e gli adulteri».

Poi guardai e vidi donne appese per i seni e con le mani legate al collo. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Quelle che tradiscono i loro mariti».

Poi vidi uomini e donne che erano tormentati nel fuoco. Alcuni demoni, incaricati del loro supplizio, li afferravano con ganci di ferro. Ogni volta che chiedevano soccorso li attorcigliavano e con lance di fuoco li infilzavano nel ventre e li frustavano con scudisci di fuoco. Non vidi nessun altro colpevole di peccato mortale tormentato più acerbamente di questi. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che odiarono i loro genitori».

Poi vidi delle genti con collari di fuoco, come montagne, messe intorno al loro collo. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che non adempirono lealmente ai propri impegni con il prossimo».

Poi vidi delle genti che i demoni sgozzavano con coltelli di fuoco. Ogni volta che morivano, tornavano [a risuscitare] com'erano [prima]. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che uccidono ingiustamente la persona che Dio proibisce di uccidere».

Poi vidi delle genti che erano tormentate in caverne di fuoco, con varie specie di supplizi, nella parte più profonda del primo ripiano. In tutti i [tormenti] che avevo visto in precedenza non avevo mai veduto della gente più infelice di questa: erano crocifissi su colonne di fuoco, la carne finiva per staccarsi dalle ossa, cui restava attaccato lo spirito, e le ossa pendevano da catene di fuoco. Chiesi: «Chi sono costoro?». Mi rispose: «Sono quelli che tralasciano [di compiere l'obbligo de] l'orazione, pur essendo sani nel corpo».

Dissi: «O angelo, chiudi il coperchio su di loro, poiché sono stato sul punto di venir meno per l'orrore [dello spettacolo] di questo supplizio». Mi rispose: «O Muhammad, ormai hai visto e sei stato testimone. [Ora] che il presente informi l'assente. Ammonisci il tuo popolo e fa' che eviti gli orrori [dell'inferno], poiché il castigo di Dio è terribile. L'inferno ha sette porte e sette ripiani siffatti, e ognuno contiene supplizi più terribili dell'altro».

(cit. in: Miguel Asìn Palacios, Dante e l'Islam, cit., pp. 419-423)