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XVIII: un secolo di guerre

(tratto da: Gianni Gentile – Luigi Ronga, Storia & Geostoria, vol. IV: Dalla metà dei Seicento alla fine dell’Ottocento, La Scuola, Brescia 2005, pp. 64-71)

 
     
 

Guerre territoriali

Il secolo che intercorre tra il 1667 e il 1763 fu tormentato da un su­seguirsi di guerre pressoché continue. La Francia fu in guerra per 53 anni, l'Inghilterra e l'Olanda per circa 40, la Russia per 33 anni. Non erano più, come nei secoli passati, guerre di religione, il cui scopo era l'annientamento dell'avversario e della sua fede; la pa­ce di Westfalia del 1648 aveva stabilito in questo senso la fine del fanatismo religioso. Le guerre di questo secolo furono guerre esclusivamente territoriali, cioè guerre il cui scopo era il possesso di aree in Europa o nelle colonie per stabilire un nuovo equilibrio tra gli Stati.

Da questo punto di vista, è evidente che anche l'insediamento di una dinastia o di un'altra su un trono vacante assumeva lo stesso valore di una conquista territoriale. Del resto, le grandi famiglie re­gnanti in Europa erano tutte imparentate tra loro e sovente, in as­senza di eredi diretti, in molti potevano rivendicare il trono. Si apri­va quindi una contesa che rimetteva in discussione l'intero equili­brio del continente. Le guerre di successione del Settecento furono dunque dei pretesti per modificare i rapporti di forza tra gli Stati.

 
     
 

 

L’apogeo di Luigi XIV

Fu la politica espansionistica di Luigi XIV a mettere in discussione l'assetto europeo fissato nel 1648 e a dare inizio a questo secolo di guerre. Il re Sole intendeva approfittare della crisi della Spagna e delle difficoltà dell'Austria e dell'Inghilterra per imporre la supre­mazia francese in Europa. L'Inghilterra, infatti, fino alla Gloriosa Ri­voluzione (1688) fu completamente assorbita dalle sue vicende interne. L'Impero austriaco, invece, dovette affrontare una nuova offensiva dei Turchi che nel 1683 giunsero ad assediare Víenna. Que­sto spiega i successi del re Sole nelle prime due guerre che sca­tenò:

* la guerra di devoluzione (1667-68), così chiamata perché Luigi XIV rivendicò i Paesi Bassi spagnoli in base al diritto di devoluzione: si trattava di una consuetudine in vigore in alcune zone dei Paesi Bassi che limitava i diritti di successione ai figli del primo matri­monio, come era appunto la moglie del re Sole, la principessa Maria Teresa, unica figlia superstite del primo matrimonio di Fi­lippo IV di Spagna;

 
 

* la guerra d'Olanda (1672-78): un tentativo di invasione che gli Olandesi contrastarono aprendo le dighe e allagando il loro terri­torio.

Entrambe le guerre garantirono al re Sole nuovi possedimenti. Luigi XIV raggiunse in quest'epoca l'apogeo della sua potenza e ne approfittò per annettere altri territori in Alsazia, in Lorena e nel Lussemburgo. Questa fase si chiuse con la tregua di Ratisbona (1684) con la quale l'Impero riconobbe le annessioni francesi fino al 1681.

 
     
 

La fine della supremazia francese

La situazione internazionale cambiò completamente nel corso de­gli anni Ottanta del Seicento. L'Austria sconfisse i Turchi e nel 1688 il trono inglese andò a Guglielmo d'Orange, cioè proprio all'uomo che, in qualità di capo di Stato, aveva guidato la resistenza olande­se alla Francia. Fin dal 1686 così si formò una coalizione antifrancese, la Lega di Augusta, costituita dall'Olanda, la Spagna, l'Austria, la Svezia, la Prussia, il ducato sabaudo e, dal 1688, l'Inghilterra.

Luigi XIV, completamente isolato, dopo nove anni di guerra dovet­te per la prima volta accettare un accordo (pace di Ryswyk,1697).

Ma di lì a pochi anni la crisi dinastica spagnola causò una nuo­va guerra. Nel 1700, con la morte del re di Spagna Carlo II, si estinse la dinastia degli Asburgo di Spagna. Carlo II aveva indi­cato come suo erede Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV, che di­venne Filippo V di Spagna. Ben presto, però, fu chiaro che Luigi XIV intendeva ridurre la Spagna al suo servizio. Si formò dun­que una nuova coalizione antifrancese per fermare quel tentati­vo di supremazia: l'alleanza era costituita da Austria, Inghilter­ra, Olanda, Prussia, Portogallo, Svezia e Ducato di Savoia.

La guerra di successione spagnola si protrasse fino al 1713 e fu partico­larmente dura per la Francia che rischiò addirittura d'essere in­vasa: dopo aver aggredito l'Europa per un cinquantennio, nella sua ultima guerra il re Sole fu costretto a difendersi.

La pace di Utrecht (1713) e quella di Rastadt (1714) posero termine al conflitto: Filippo V poté mantenere la corona spagnola solo rinun­ciando alla prospettiva di unirla con quella francese; la Spagna, inoltre, cedette tutti i suoi domini in Italia all'Austria e riconobbe privilegi commerciali all'Inghilterra; quest'ultima ottenne anche delle colonie sia dalla Spagna sia dalla Francia.

Le pretese di supremazia della Francia erano sconfitte. Sul conti­nente emergeva il rafforzamento dell'Austria, ma era l'Inghilterra che si stava imponendo come arbitro delle relazioni internazionali.

 
     
 

 

La sistemazione dell’area italiana

Nel 1713, dunque, terminò la dominazione spagnola in Italia. Tutta­via, per dare un'organizzazione stabile ai territori italiani ci volle­ro altre due guerre: la guerra di successione polacca (1733-35) e quella di successione austriaca (1740-48). Solo con la pace di Aquisgrana (1748), infatti, le potenze europee riuscirono ad accordarsi sulla sparti­zione dell'Italia:

* il Regno di Napoli, andò a Carlo di Borbone, figlio del re di Spa­gna Filippo V;

* la Lombardia passò sotto il dominio degli Asburgo d'Austria; un ramo di questa famiglia controllava anche il Granducato di Tosca­na, dove nel 1737 si era estinta la dinastia dei Medici.

Tra gli Stati italiani emergeva la crescita del Piemonte sabaudo: nel 1714 aveva ottenuto il Monferrato; nel 1720, la Sardegna e il titolo ­regio (da cui il nuovo nome

 
 
 

di Regno di Sardegna); nel 1748, un ulte­riore allargamento dei confini a est fino a Vigevano e Voghera. I Savoia non erano riusciti a conquistare la Lombardia, da più di un se­colo loro principale ambizione, ma il Piemonte sabaudo si andava preparando al ruolo che avrebbe svolto nel Risorgimento italiano.

 
     
 

Il tramonto della potenza ottomana

Nel 1683 un possente esercito ottomano penetrò in Austria e giun­se ad assediare Vienna, da dove l'imperatore Leopoldo I dovette fuggire. Solo l'aiuto delle truppe del sovrano polacco Giovanni II Sobieski (1674-1696) riuscì a salvare Vienna dalla capitolazione, imponendo la ritirata dei Turchi.

La vittoria imperiale segnò la fine dell'espansionismo turco in Europa e avviò il declino dell'Impero ottomano. Nel 1686 infatti le po­tenze europee formarono una Lega Santa (Austria, Polonia, Vene­zia, Stato Pontificio) a cui si unì anche la Russia. I Turchi ven­nero sconfitti e furono obbligati ad accettare la pace di Carlowitz (1699). Si trattava del primo accordo sfavorevole sottoscritto dai Turchi:

* l'Austria ottenne il riconoscimento della propria sovranità su Ungheria, Transilvania e Croazia;

* Venezia ottenne i porti della Dalmazia e dell'Albania, e la Morea;

* la Russia guadagnò il porto di Azov in Crimea.

Una seconda, umiliante sconfitta fu inflitta ai Turchi nel 1717 dal­l'imperatore austriaco Carlo VI, alleato con Venezia. L'Impero ot­tomano proseguì così nel suo inesorabile declino: la pace di Passa­rowitz (1718) riconobbe le conquiste austriache della Serbia e della Valacchia.

Con questa ennesima vittoria l'Austria si confermava come una della maggiori potenze europee. La guerra dimostrò anche la de­cadenza di Venezia che fu costretta a restituire ai Turchi la Morea poiché non era stata capace di difenderla durante le ostilità.

 
   
     
 

Il rafforzamento della Russia re il declino della Svezia

Conquistando Azov, la Russia si era aperta uno sbocco sul Mar Nero. Ciò corrispondeva ai progetti di Pietro il Grande che, come sap­piamo, intendeva garantire al suo paese una «finestra sull'Eu­ropa».

Le ambizioni dello zar però erano rivolte soprattutto verso il Balti­co e per questo era indispensabile affrontare la Svezia che domi­nava questo mare.

Fu tuttavia il giovane re svedese Carlo XII a prendere l'iniziativa avviando la seconda guerra del Nord (1700-21). Nel 1700, infatti, la Sve­zia sconfisse i Russi nella battaglia di Narva. Nel 1709, però, fu Carlo XII a subire una pesante sconfitta alla Poltava. Il re svedese fu addirittura obbligato a rifugiarsi presso i Turchi, col cui appog­gio cercò una rivincita. Infine (1718) Carlo XII trovò la morte du­rante le operazioni militari.

Le paci di Stoccolma (1720) e di Nystadt (1721) chiusero così la guerra e segnarono la fine dell'egemonia svedese sul Baltico a vantaggio della Russia e della Prussia. La Svezia infatti cedette:

* la Pomerania occidentale e Stettino alla Prussia;

* la Livonia, l'Estonia, l'Ingria e la Carelia alla Russia.

Per ottenere questo risultato, Pietro il Grande aveva dovuto resti­tuire Azov ai Turchi. Tuttavia poteva considerare raggiunto il suo obiettivo: la Russia ormai si era saldamente inserita nella vita eu­ropea. Lo comprese subito la Gran Bretagna che si affrettò a stringere accordi commerciali con lo zar.

 
 

 
     
 

La straordinaria ascesa della Prussia

Il rafforzamento dell'Austria nel centro dell'Europa trovò un vali­do contendente nella Prussia. Questo Stato era destinato a una straordinaria ascesa che sarebbe culminata nel 1871 con l'unificazio­ne della Germania.

Nell'epoca che stiamo esaminando, questo processo trovò un ec­cezionale interprete in Federico II (1740-1786), non a caso detto il Grande. Colto, autore di scritti in cui condannava la guerra e il ci­nismo della ragion di Stato, questo sovrano si dimostrò determi­nato e spregiudicato. L'occasione gli fu subito offerta dai problemi della successione austriaca.

Alla morte dell'imperatore asburgico Carlo VI, doveva salire al trono la figlia Maria Teresa. Carlo VI si era preoccupato di garantire questa successione promulgando sin dal 1713 la Prammatica Sanzio­ne, una norma che consentiva la successione al trono anche alla linea femminile della famiglia.

Gli Stati europei avevano riconosciuto questo provvedimento, ma quando Carlo morì (1740) contrastarono l'ascesa al trono di Maria Teresa.

Federico II di Prussia iniziò l'offensiva contro l'Austria occupando la Slesia con l'ambizione di allargare i propri confini. Baviera, Spa­gna e Francia intervennero a fianco della Prussia; l'Austria fu ap­poggiata invece dall'Inghilterra e dalla Savoia.

La guerra terminò con la pace di Aquisgrana (1748) che, oltre a defi­nire una spartizione stabile dell'Italia, riconobbe a Federico II la Slesia e assegnò la corona imperiale a Francesco Stefano di Lore­na, marito di Maria Teresa.

Forse, però, il caso che meglio evidenziò il cinismo di Federico II fu quello della Polonia. Questo Stato era estremamente debole e suscitava le ambizioni espansionistiche dei suoi potenti confinanti: l'Austria, la Prussia e la Russia. C'era concretamente il rischio che fra questi tre Stati scoppiasse una guerra. Per evitarla, Federico II propose spregiudicatamente di procedere a una suddivisione ­tra le tre potenze di territori polacchi. Nel 1772 si giunse così a una prima spartizione, seguita da altre due (1793 e 1795) che cancellarono la Polonia dalla cartina europea.

 
   
     
     
 
 

La guerra dei Sette anni

Acquisendo la Slesia, la Prussia aveva allargato notevolmente i suoi confini e raddoppiato le sue risorse demografiche ed econo­miche: insomma, era divenuta una potenza. L'Austria, però, in­tendeva riconquistare la regione e iniziò immediatamente a pre­parare una nuova guerra, cercando l'alleanza della Russia che non gradiva affatto un vicino potente come la Prussia.

Si giunse così alla guerra dei Sette anni (1756-63) che in un certo sen­so fu la prima guerra mondiale della storia perché fu combattuta con­temporaneamente in Europa, India e America. Il conflitto, infatti, si svolse in due distinti contesti:

* il contrasto per la Slesia che si combatté sul territorio europeo e vide schierati l'Austria, alleata della Russia e della Francia, con­tro la Prussia, appoggiata dall' Inghilterra;

* lo scontro per il primato coloniale che contrappose la Gran Bre­tagna alla Francia, alleata con la Spagna.

La guerra in Europa si risolse con un nulla di fatto. La pace di Hubertusburg (1763) fra Austria e Prussia lasciò infatti a quest'ul­tima la Slesia.

Sul fronte coloniale, invece, la Gran Bretagna dimostrò la sua schiacciante superiorità che fu ratificata dalla pace di Parigi (1763):

* la Gran Bretagna ottenne dal­la Francia il Canada, la vallata dell'Ohio e del Mississippi, e le isole di Dominica e San Vincenzo; dalla Spagna, la Florida; nei possedimenti spagnoli e portoghesi dell'America del Sud (così co­me in India) rafforzò la sua influenza commerciale; in Africa ac­quisì il Senegal;

* in cambio della cessione della Florida, la Spagna ottenne dalla Francia la Louisiana e conservò i suoi vicereami sulle coste occi­dentali del Nord e del Sud del continente americano;

* oltre alle cessioni in favore di Gran Bretagna e Spagna, la Francia dovette disarmare le sue basi commerciali in India; le ri­masero alcune isole nelle Antille, ma ciò non fu sufficiente a evi­tare la decadenza in campo coloniale.

 
   

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