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3. Il tempo

 

 

Cronologia relativa e cronologia assoluta

La storia è l'insieme delle azioni umane che si svolgono nel tempo: le vicende umane pre­sentano sempre un prima e un dopo, nonché una durata; la loro collocazione temporale è indispensabile per poterli comprendere.

Per le scienze storiche è fondamentale la ricostru­zione della sequenza tem­porale degli avvenimen­ti, che prende il nome di cronologia.

Si distinguono comunemente una cronologia relativa e una cronologia assoluta: la prima si limita a stabilire la successione temporale di oggetti ed eventi; la seconda cerca di datarli con la maggior precisione possibile. In altri termini, mentre la cronologia relativa ci dice che cosa è accaduto prima e che cosa dopo, quella assoluta stabilisce quando si sono verificati determinati fatti.

 

La cronologîa della preistoria: come si data un reperto

Fondamentale per definire la cronologia relativa di fossili e reperti archeologici è l'inda­gine stratigrafica. Nel corso del tempo, infatti, terra, roccia e detriti si depositano in strati sovrapposti inglobando resti di esseri viventi e prodotti dell'attività umana. In generale, i reperti che durante gli scavi si trovano negli strati più profondi sono più antichi di quelli presenti nei livelli superiori.

Tuttavia la stratigrafia non ci dà alcuna indica­zione sulla cronologia assoluta. Per le epoche precedenti la comparsa della scrittura, questa può essere stabilita con una certa precisione solo grazie ad alcune metodologie scientifiche che si fondano sulla conoscenza dei tempi necessari al verificarsi di determinati fenomeni chimici o fisici. La più nota e usata di tali metodologie è la datazione al carbonio-14 (C14). Si tratta di un elemento chimico presente in quantità note in tutti gli esseri viventi: poiché, dopo la morte degli organismi, il carbonio-14 nei loro resti diminuisce gradualmente secondo tempi precisi che gli scienziati sono stati in grado di determinare, la percentuale di carbonio-14 oggi presente in quei resti ci può dare un'indicazione sufficientemente precisa sulla loro età. Natural­mente, la datazione al carbonio-14 è applicabile solamente ai resti di organismi viventi o a reperti che ne contengano: per esempio, molto spesso nella ceramica più antica sono presenti residui vegetali che consentono di utilizzare tale metodologia. Essa non serve, invece, a datare altri tipi di ritrovamenti, quali gli oggetti o le costruzioni in pietra, la cui collocazione nel tempo resta affidata al metodo stratigrafico.

 

La cronologia della storia

Paleontologia e archeologia sono di gran lunga le discipline più importanti per defini­re la cronologia dei tempi preistorici. Grazie all'uso della scrittura, gli uomini delle epoche successive (quelle propriamente storiche) ci hanno riportato essi stessi la datazione di even­ti e documenti: in questo caso, tuttavia, per lo storico la difficoltà è costituita dalla pluralità dei sistemi di computo del tempo elaborati dai diversi popoli.

Nel corso dei secoli sono state infatti adottate varie modalità di divisione interna di ciascun anno in mesi e giorni (calendari) e di numera­zione degli anni (ere cronologiche).

La divisione dell'anno: i calendari. Nella storia dell'uomo sono esistiti calendari molto diversi dal nostro, che prevede l'inizio dell'anno al 1° gennaio e la sua divisione in dodici mesi per 365 giorni e circa sei ore (queste ultime recuperate negli anni bisestili). Presso gli Egizi, per esempio, l'anno consisteva in un ciclo di 365 giorni, corrispondenti al periodo tra due successive inondazioni del Nilo. Gli Ateniesi si basavano sulle pritanìe, cioè sul mandato amministrativo dei magistrati cittadini, che era di 366 giorni. I Romani usavano invece, fino all'epoca di Cesare che vi rimise ordine, un calendario di 12 mesi per un totale di 355 giorni, a cui però dovevano aggiungere periodicamente alcuni giorni. Nel Medioevo l'inizio dell'anno variava spesso a distanza di alcune decine di chilometri: c'era chi faceva iniziare il nuovo anno il giorno di Natale, anticipando di 6 giorni rispetto al successivo 1° gennaio: ecco che, se il 24 dicembre datava 1201, il giorno dopo datava 25 dicembre 1202. Altri preferivano per vari motivi il 25 marzo, o il 1° settembre, o addirittura il giorno di Pasqua, che cambia, come noto, ogni anno.

Le ere cronologiche. Per quanto riguarda invece la numerazione degli anni, ogni civiltà ha riconosciuto come particolarmente significativo un evento e l'ha utilizzato quale punto di partenza per la propria era cronologica. I Greci, per esempio, cominciavano il computo degli anni dalla data della prima Olimpiade (776 a.C.), che per loro era appunto l'anno 1. I Romani cominciavano dalla fondazione di Roma (753 a.C.) e ogni anno veniva registrato con il nome dei consoli in carica. Per questo motivo, poiché il mandato dei consoli non coincideva con l'anno solare, la nostra datazione di alcuni fatti della storia romana oscilla a volte tra due anni consecutivi. I cristiani numerano gli anni dalla nascita di Cristo, i musulmani invece dalla data della fuga (ègira) di Maometto da La Mecca a Medina (622 d.C.). Nei documenti medievali l'anno a volte non era neppure indicato, ma si diceva semplicemente che si era nel terzo o quarto anno di regno di questo o quel sovrano, o ci si riferiva agli anni di ciascun pontificato.

Gli storici, a volte, per ricavare la datazione di un evento vanno a caccia di indizi: per esempio, se un documento parla di un'eclissi di sole o di luna, se c'è il riferimento a un fat­to noto e già datato, se si parla di un sovrano o di un magistrato o di una scadenza ammi­nistrativa, come un censimento, ne ricavano informazioni importanti per la collocazione dell'evento medesimo.

 

La periodizzazione

Se immaginiamo di rappresentare la storia universale come una linea, ci accorgiamo subito che essa è continua: conquiste, guerre, invenzioni, civiltà, imperi, eventi di ogni genere si succedono senza interruzione. Per stabilire una suddivisione tra i vari momenti della storia, gli studiosi ricorrono alla perio­dizzazione. Si tratta di una segmentazione convenzionale della linea del tempo in perio­di, caratterizzati da alcuni tratti comuni e da eventi significativi. Il paleolitico, per esem­pio, è un periodo molto lungo (da 2 500 000 anni fa a 12 000 anni fa), in cui l'elemento rilevante della civiltà umana è stato l'uti­lizzo di pietre scheggiate come strumenti; il neolitico, molto più breve, prende il nome dalla lavorazione della pietra levigata, ma è soprattutto legato all'invenzione dell'agricol­tura, nata nel Vicino Oriente e poi esportata in Europa circa 9000 anni fa.

 

Le età della storia

La periodizzazione "classica" della storia suddivide il periodo compreso tra l'invenzione della scrittura e i giorni nostri in quattro grandi fasi: età antica, età medievale, età moderna ed età contemporanea.

L'età antica si fa iniziare con la nascita delle prime città, avvenuta in Mesopotamia nel 3400 a.C. circa, evento concomitante con la forma­zione di un potere politico, militare e religioso e con l'invenzione della scrittura. La storia antica comprende tutte le civiltà sviluppatesi intorno a1 Mediterraneo fino al crollo dell'Impero ro­mano d'Occidente (476 d.C.). La data è con­venzionale, perché corrisponde semplicemente all'anno della deposizione dell'ultimo imperato­re, Romolo Augustolo, quando l'Impero d'Oc­cidente era già dissolto da tempo a causa delle invasioni barbariche, mentre l'Impero d'Oriente sopravvisse altri mille anni (fino al 1453).

Per il Medioevo la questione è più complessa. La nozione stessa di "età di mezzo" suggerisce che l'espressione è stata coniata da generazioni suc­cessive di uomini, in particolare nel XV secolo, quando essa fu usata con un significato spregia­tivo, a intendere un'epoca intermedia tra l'età antica, degna di essere imitata, e il Quattrocento. Oggi gli storici, pur contestando quel generico giudizio negativo connesso alla definizione di Medioevo, utilizzano ancora per comodità il ter­mine, distinguendo tra Alto Medioevo (dal 476 d.C. all'anno Mille circa), un periodo di crisi e di lenta nascita di nuovi equilibri politici ed eco­nomici, e Basso Medioevo (dal Mille al Quat­trocento), un periodo caratterizzato da fenomeni che avranno grande influenza sui secoli successi­vi, come lo sviluppo delle città e dei commerci e la formazione delle grandi monarchie europee.

Il Medioevo si chiude convenzionalmente nel 1492, l'anno della scoperta dell'America: da allora si parla di età moderna. Alla fine del Settecento, con la Rivoluzione francese e quel­la industriale, si fa tradizionalmente iniziare l'età contemporanea.

 
 

 
© luciano zappella