L'invenzione dell'alfabeto | |||||||
Stele fenicia (punica), Parigi, Bibliothèque Nationale de France
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Se i Fenici non hanno inventato il principio dell'alfabeto, si può dire tuttavia che l'alfabeto fenicio, inventato 3000 anni fa, è l'antenato di quasi tutti i sistemi alfabetici del mondo. Le prime tracce di una scrittura alfabetica risalgono alla metà del II millennio. Esse si dividono in due gruppi: – le iscrizioni proto-sinaitiche: questi graffiti ritrovati nelle miniere di turchese scavate dai faraoni del Medio e Nuovo Regno sul sito di Serabit el-Khadim nella penisola del Sinai. Anche se mal decifrate, queste iscrizioni consentono però di riconoscere una scrittura alfabetica di una trentina di segni pittografici vicini agli egizi che indicano una lingua vicina al fenicio. – le iscrizioni proto-cananee: delle iscrizioni simili, ma che potrebbero benissimo essere più antiche, sono state scoperte nelle regioni del Libano e della Palestina (Lakish, Gezer e Sichem). Esse sembra però più evolute e sembra proprio che questo angolo di Oriente, che era in stretta relazione con gli Egizi e sotto la loro influenza culturale, sia la culla dell'alfabeto, piuttosto che il Sinai. |
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la nascita dell'alfabeto | |||||||
Questo primo alfabeto semitico ha avuto fin dal II millennio uno sviluppo inatteso. A Ugarit, a nord della costa siriaca, si sono ritrovate migliaia di tavolette in scrittura cuneiforme risalenti al XIII secolo. Se la maggior parte sono in lingua e scrittura babilonese, dunque scritte con un sistema logo-sillabico, circa un quarto di esse sono scritte in lingua locale in una scrittura alfabetica di trenta segni: qui, il principio della scrittura alfabetica inventato precedentemente è stato adattato alla forma della scrittura cuneiforme su tavolette, visto che Ugarit conosceva una forte influenza culturale da parte della Mesopotamia. Uscito da queste prime prove, l’alfabeto fenicio, verso l’anno 1000 a.C. (sarcofago di Ahiram a Biblo), consta di 22 lettere. Sistema fonetico, semplice e democratico, esso indica solo le consonanti; è basato sul principio della acrofonia, che si serve per indicare i suoni consonantici della rappresentazione semplificata di un oggetto il cui nome cominciava con questo suono. Così, per indicare /b/, si utilizza il segno che simboleggia la casa, che si dice beit, e si decide per convenzione che, tutte le volte che si incontrerà questo segno, non si tratterà più di «casa», ma soltanto del primo suono di questa parola. Il principio dell'alfabeto è ormai acquisito con la sua grafia lineare e questi suoi segni schematici.
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un destino favoloso | |||||||
Il porto fenicio di Biblo, grande crocevia commerciale fin dal IV millennio a.C., viene sostituito, dalla fine del III millennio, dalla città di Tiro: è qui che si è diffuso l'alfabeto fenicio. I mercanti, via mare e via terra, contribuiscono a far conoscere ovunque questa tecnica rivoluzionaria. La scrittura fenicia ha dato vita:
L’invenzione dei semiti di Oriente ha conosciuto un destino favoloso su tutto il pianeta.
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una rivoluzione decisiva | |||||||
Nella storia della scrittura, l’alfabeto rappresenta una vera e propria rivoluzione, perché si tratta di un sistema totalmente e unicamente fonetico (un segno = un suono). Anche i Mesopotamici, come gli Egizi, utilizzavano dei segni fonetici, ma con il contributo del loro sistema ideografico, e aggiungevano anche altri segni complementari per precisare il significato. Inoltre, presso gli Egizi, un segno poteva indicare delle combinazioni di parecchie consonanti. Il sistema alfabetico, con la sua trentina di segni astratti, codificati, consente teoricamente di rappresentare qualsiasi lingua. La sua padronanza richiede un apprendimento facile e rapido, che non ha paragone, per esempio, con quello della scrittura cinese e dei suoi 50 000 segni. Vi si può vedere l'inizio di un processo di democratizzazione e un fattore di dinamismo sociale: infatti, «nelle società che utilizzano la scrittura alfabetica non si trova l'equivalente degli scribi egizi o dei mandarini cinesi, con le pesantezze e l'inerzia che questi gruppi hanno spesso perpetuato» (Françoise Briquel-Chatonnet). Per esempio il nome Marco si sillaba così: «acqua, testa, palma», visto che non si indica la vocale :
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