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Il papiro, simbolo dell'antico Egitto |
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Il papiro cresceva in abbondanza nelle paludi del delta del Nilo ed era impiegato in tutti gli usi della vita quotidiana. Legato alla scrittura egizia, fu anche il supporto dei testi armeni, greci, latini, arabi. Dopo l'invenzione dell'alfabeto, la sua esportazione si diffonde nel Vicino Oriente, poi si estende nel corso del I millennio a.C., seguendo il ritmo della propagazione del nuovo sistema di scrittura. La produzione diventa una vera e propria industria in epoca greco-romana e una importante fonte di reddito per i Tolomei che ne fanno un monopolio regale (II secolo a.C.). Alcuni paesi mediterranei tentano di acclimatare la pianta, tanto che la si trova ancora oggi in Sicilia allo stato selvaggio Il papiro ci ha lasciato un'eredità gigantesca sulla civiltà egizia, ma sfortunatamente questo materiale, così ben conservato dalla sabbia della valle del Nilo, non ha resistito ai climi umidi, alle intemperie e alle catastrofi (quarantamila rotoli sono andati distrutti nell'incendio della biblioteca di Alessandria): restano solo frammenti di rotoli di papiro greci e romani. La struttura della foglia di papiro impose la forma del rotolo, la postura dello scriba e il senso della scrittura. Il codice gli sarà fatale: la piegatura in quaderni sciupa le fibre e rende fragile il supporto. |
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Pianta diffusa essenzialmente nel delta del Nilo, il papiro ha fornito per lungo tempo, tra gli altri usi quali l'alimentazione, l'abbigliamento, la confezione di corde e il calafataggio dei battelli, il supporto pressoché esclusivo e in ogni caso di gran lunga maggioritario per ogni sorta di scrittura in greco, latino, armeno, demotico, copto e arabo. I limiti cronologici di un simile uso sono difficili da determinare con precisione: un rotolo di papiro non scritto ad uso del morto è stato aggiunto alla tomba del visir Hemaka a Saqqara fin dal III millennio a.C. e il papiro è ancora utilizzato in una bolla pontificale del XI secolo. Termini estremi sicuramente -nel Medioevo, il ricorso al papiro è del tutto eccezionale-, ma che illustrano bene il successo di un supporto che ha occupato una posizione di monopolio per quasi tutta l'Antichità. Alto circa quattro metri, il papiro fornisce un materiale al tempo stesso solido e abbondante per la fabbricazione di libri e altri documenti antichi. Privato della sua scorza, il fusto viene tagliato in liste che si dispongono una fianco all'altra in modo che i bordi si accavallino. A questo primo strato verticale si aggiunge uno strato di fibre orizzontali, mentre il tutto viene solidificato e legato grazie ad una forte pressione, visto che l'amido e l'acqua contenuti nella pianta costituiscono una specie di colla naturale. Lisciato con della pietra pomice e fatto seccare, il foglio di papiro così ottenuto (kollèma in greco) poteva raggiungere, secondo Plinio il Vecchio, una larghezza di circa trenta centimetri. La vera e propria unità, però, quella che segna la fine del lavoro di confezione del papiro, è il rotolo (chartè in greco, charta in latino), che riunisce diversi fogli — una ventina in media, ma in certi casi quasi un centinaio — incollati all'estremità: nella maggioranza dei casi, la facciata interna, il recto, che riceve la scrittura, corrisponde all'allineamento orizzontale delle fibre, mentre la facciata esterna (verso) è formata dallo strato delle fibre verticali. La sola eccezione a questa regola è il primo foglio del rotolo, il protokòllon, che si presenta con le fibre orizzontali sulla facciata esterna e che non riceve la scrittura. La sua disposizione invertita lo rende più adatto a proteggere il rotolo: esso svolge infatti la funzione di custodia.
Veicolo quasi esclusivo della scrittura e perciò oggetto commerciale di primo piano, il papiro è diventato presto oggetto di un controllo almeno parziale del potere: dapprima collegata ai diversi templi, la sua produzione è diventata sotto i Tolomei un vero e proprio monopolio reale. Si è sottolineato come il termine greco papyros deriverebbe da un termine copto che significa "regale". L’importanza economica del papiro appare anche nella scelta, come simbolo della regione del Basso-Egitto, del pittogramma che rappresenta questa pianta. In epoca ellenistica e romana, il papiro viene prodotto secondo modalità industriali alfine di soddisfare le esigenze di tutto il mondo mediterraneo. La sorte del papiro come supporto di scrittura è direttamente legata alla forma rivestita dal libro nel corso di buona parte dell'Antichità. Se si eccettuano gli scritti occasionali basati su altri supporti, l'Egitto antico e l'Antichità classica greco-romana conobbero solo il rotolo, in cui il testo è disposto in colonne allineate perpendicolarmente lungo la lunghezza del rotolo. E' sotto questa forma che sono conservati, per esempio a Alessandria, le opere antiche, visto che un rotolo di papiro di taglia media poteva contenere uno o due libri di Omero, o un'opera tragica. Con la progressiva sostituzione del papiro con il codice a partire dal II secolo d.C., i fogli di papiro dovevano essere piegati in quaderni, un'operazione che rende fragile il supporto. La pergamena si impone da allora progressivamente per diventare maggioritaria con il codice. Totalmente eclissato come supporto di scrittura dall'inizio del Medioevo, il papiro cade allora un oblio profondo. Il veicolo originario di testi così decisivi per la storia culturale dell'Occidente come i dialoghi platonici o i trattati scientifici alessandrini cede il passo al contenuto che veicola. Questa regressione non è però senza conseguenze sugli stessi testi, i quali, cambiando il supporto, sono stati sottoposti ad un'impietosa selezione, a una massiccia distruzione. Apparentemente e irrimediabilmente condannato, il papiro rinasce a poco più di mille anni di distanza. Paradossalmente, questo ritorno non si verifica nel Rinascimento — questa è essenzialmente una rinascita delle idee, non dei materiali — ma qualche secolo più tardi, nel XIX e XX secolo. L’archeologia mette in luce decine di migliaia di papiri e determina così una vera e propria rivoluzione nell'ambito degli studi classici. Tra queste scoperte, sono da menzionare un numero considerevole di documenti amministrativi, ma anche di testi antichi (spesso frammentari) sconosciuti fino ad allora (l'esempio più famoso è la Costituzione degli Ateniesi, di Aristotele, conservato al British Museum). Queste vestigia sono soltanto un pallido riflesso della produzione scritta antica: tranne i papiri di Ercolano, scoperti nel XVIII secolo, i papiri si sono conservati solo in certe zone dell'Egitto e del Vicino Oriente, ai margini del deserto. Nell'iconografia egizia, lo scriba viene rappresentato in due atteggiamenti specifici. Posando un ginocchio a terra o curvo, egli tiene il rotolo di papiro avvolto nella mano sinistra, il pennello quasi ad angolo retto rispetto al supporto. Questa posizione è adatta ad una scrittura in colonne verticali dall'alto in basso e da destra a sinistra (visto che il rotolo si svolge verso la sinistra). Quando una colonna viene terminata, si avvolge di nuovo il rotolo; quando la copia viene terminata, lo si svolge per intero per riavvolgerlo nell'altro senso.
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