Atharvana
India, XVIII secolo.
Foglie
di palma
4 x 45,5 cm
BnF, Manuscrits orientaux, sanscrito 178-179
Questo documento in scrittura telinga è una
raccolta di testi magici, di inni e di scongiuri relativi al culto di
Devî. Finché le ole non vengono annerite con l'inchiostro, si può
supporre che il testo in esse racchiuso non sia ancora stato letto.
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Luogo |
India e Asia del Sud-Est.
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Date di utilizzo
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Dal I secolo al XV secolo in India del Nord.
(ancora in uso, sia pure marginalmente, in India del Sud e Asia
del Sud-Est)
La tradizione vuole che le foglie di palma
abbiano accolto, fin dal VI secolo a.C., la prima scrittura dei
testi buddisti, ma questo uso è attestato solo all'inizio della
nostra era.
Nord-Ovest dell’India: la carta
(introdotta dagli Arabi) comincia ad essere utilizzata nel XIV secolo
e la tradizione delle foglie di palma viene abbandonata nel XV secolo;
in Nepal, diventa il supporto abituale verso la metà del XVI
secolo. Il Bengala, dove la carta è comunemente usata a partire
dal XVII secolo, continua a produrre dei manoscritti (e delle
stampe) su foglie di palma fino al XX secolo.
L’India del Sud rimane attaccata
all'uso di ole; i letterati indù, i bramini, guardano con
sospetto la carta, prodotto fabbricato da una comunità straniera
(i musulmani).
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Forme
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Ole
La forma del libro in foglie di palma si identifica con quella,
oblunga, del suo supporto: si parla quindi di ole (dal tamul olei,
"foglia"), in entrambi i casi.
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Preparazione
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La palma viene prelevata quando le sue foglie
sono ancora piegate su se stesse, unite dalla loro sommità.
Tagliate all'estremità, si spiegano e seccano all'aria libera per
diversi giorni; poi, vengono impilate. Nel giro di un mese, le si
separa le une dalle altre e le si fa bollire nell'acqua di riso o
di latte. Dopo l'essicazione al sole, le foglie vengono tagliate
nelle dimensioni volute, riunite in pacchi da cinquecento e
strette con una pressa di legno. Una cottura prolungata in forno
le protegge dalla muffa. Vengono poi levigate una per una. Raccolte
in fasci, vengono forate con due buchi (solo uno per i formati
piccoli) destinati a lasciar passare la cordicella che le terrà
insieme.
Sono queste foglie che il copista-incisore
acquista. Dopo aver tracciato delle linee con nerofumo (in media
cinque linee per foglia, recto e verso), scrive il suo testo con
l'aiuto di uno stilo metallico, di cui incastra la punta
nella tacca praticata nell'unghia del suo pollice. Lo stilo,
mantenuto così perpendicolare, incide la superficie senza
strapparla. La mano destra non si sposta, ma è il pollice della
sinistra che fa scivolare la foglia dal suo lato. Una volta
copiato il testo, bisogna inchiostrarlo passando sulle foglie un
tampone imbevuto di una miscela di olio resinoso e di nerofumo. E'
solo in questo momento che l'incisore vede veramente ciò che ha
scritto.
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Strumenti
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Stiletti metallici.
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Materia / grafia
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In origine, la grafia del brahmi, scrittura da
cui derivano tutte le scritture indiane, era angolosa, adatta alla
pietra, con i caratteri di una stessa parola spesso legati da un
trattino orizzontale. Una simile grafia, con questo tratto
orizzontale parallelo alla fibra, non poteva essere incisa con lo
stilo nella foglia di palma senza strapparla. Così, le scritture
del Sud dell’India (il Nord utilizzava l'inchiostro e il
pennello) sono diventate corsive, i caratteri si sono arrotondati
e separati gli uni dagli altri.
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Materia / forma
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I libri indiani hanno assunto la forma oblunga
della foglia di palma e l'hanno mantenuta a lungo, qualunque fosse
la materia scelta (metallo, avorio, tessuto e persino carta),
manoscritti o stampati che fossero.
La loro lunghezza può variare a seconda
dell'albero utilizzato; se spesso è di 25 cm, quella dei
manoscritti realizzati a partire dalle foglie di latania può
raggiungere i 60 cm.
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Vantaggi
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Le ole sono un supporto integralmente vegetale,
e si tratta di un vantaggio decisivo in una cultura
scrittoria fortemente legata alla tradizione buddista che
proibisce il ricorso ai prodotti di origine animale.
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La materia prima poteva essere
coltivata sul posto: i monasteri buddisti, centri di
produzione di libri, possedevano la loro piantagione.
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Svantaggi
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Materiale deperibile, sensibile
all'umidità e apprezzato dagli insetti.
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