2. DI FRONTE ALLA MORTE

La realtà del Lager impone una mostruosa deformazione di tutti i valori rispetto alla vita e alla morte. Costringe l'individuo ad una familiarità innaturale con la violenza e con l'annientamento. La vita del singolo non vale più nulla, è appesa ad un filo stretto nelle mani degli aguzzini.

Il cadavere stesso non è più il segno del ricordo, degli affetti, del dolore, ma è cosa fra le cose, da stivare in un magazzino e da eliminare nei forni crematori.

Il contatto con tanta disumanità sgomenta i sopravvissuti, resta nella loro memoria come l'esperienza più difficile e più incredibile da narrare. Ed infatti le testimonianze diventano più intimamente sofferte e più coinvolgenti di fronte ai singoli, a quel morente nudo, solo, isolato, di cui parla Aldo Carpi, a quel padre senza un lenzuolo che ne avvolga il corpo.

 

 

Aldo Carpi, Diario di Gusen (1944-1945)

 

Jona Oberski, Anni d'infanzia. Un bambino nei lager (1978)

 

torna