L'alfabeto latino

 

 

 

 

Man mano che la civiltà greca guadagnava il mondo medirerraneo, un gran numero di alfabeti si ispirarono a quello che essa aveva inventato:
- in Asia minore, le frigio, il licio, il cario;
- ad ovest, le colonie greche di Sicilia e dell'Italia del sud furono la culla delle scritture dette "italiote", come l'osco e l'umbro.

E' per tramite degli Etruschi che i Latini presero dai Greci il loro alfabeto. Se la loro lingua resta ancora poco conosciuta, si può tuttavia leggere la loro scrittura che deriva dall'alfabeto greco arcaico  di tipo occidentale e che comporta 26 lettere. Verso i secoli VI-V a.C., essi furono poco a poco sottomessi e integrati da Roma, a cui imposero la loro influenza culturale.

E' così che l'alfabeto etrusco servì ai Romani verso il IV s. a.C. per crerae l'alfabeto latino. Nel III s. a.C., esso comportava 19 lettere. Alcune lettere, non riprese dagli Etruschi, furono ritrovate: la B, la D e la O. La G  fu creata a partire  dalla C; si aggiunse la F; nel I s. a.C., si "reintrodusse" la i greca (Y), la X e poi la Z. Le lettere cambiarono di nome: alpha diventò a. Grazie alla potenza dell'Impero romano, questo alfabeto si impose su una vasta area geografica.

La grafia latina conobbe numerose evoluzioni. La capitale romana lasciò il posto alla capitale rustica; apparvero una minuscola corsiva e una minuscola detta "onciale" per i libri e le scritture di lusso; sotto i Merovingi, i tratti divennero pressoché illeggibili; sotto l'impulso di Carlo Magno, si inventò la minuscola "carolina" la cui influenza si ritrova nel Rinascimento nella scrittura detta "umanistica" e che, a grandi linee, è la scrittura di oggi. E' questo alfabeto che servì a trascrivere le lingue romanze nel corso della loro apparizione, fra cui l'italiano. Esso ha subito degli arrangiamenti, riguardanti soprattutto i segni di rinforzo: accenti, parentesi, ecc.

Gregorio di Tours, Historia Francorum
Pergamena
, VIII-IX secolo, scrittura onciale.
Paris, BnF, Dép. des Manuscrits,, Latin