Propagazione dell'alfabeto

Gli aramei propagatori dell'alfabeto

I più antichi documenti in scrittura aramaica (IX s. a.C.) provengono dal nord della Siria. L'aramaico, lingua di Gesù, parlata ben prima dell'era cristiana, aveva un alfabeto consonantico derivato dal fenicio, che servì a registrare numerose altre lingue.

Se gli Aramei non crearono mai un grande impero, in compenso la loro lingua e il loro sistema di scrittura ebbero una notevole fortuna; il loro alfabeto entrò in concorrenza e finì per rimpiazzare il sistema cuneiforme. La sua introduzione nelle scuole, a partire dal I millennio a.C., diede luogo ad una specializzazione degli scribi: gli uni scrivevano in accadico su tavolette di argilla, gli altri in aramaico su pergamena o papiro.

Da dove provengono gli Aramei?

Giunti dal nord e dall'est, dei nomadi semiti penetrarono nel corso del II millennio nelle terre delle città cananee; tra essi, gli Aramei, di cui gli Ebrei sono un elemento, fondano attorno alla città di Damasco dei piccoli regni. I Cananei, di cui i Fenici sono una branchia, chiusi tra i Filistei, gli Ebrei e gli Aramei al nord, sparirono poco a poco.

Durante l'ultimo periodo dell'Impero assiro (1000-600 a.C.), l'aramaico divenne la lingua internazionale in tutto il Medio Oriente. Essa fu la lingua ufficiale dell'Impero persiano (550-330 a.C.).

A partire dal III s. a.C., l'alfabeto aramaico esplose in diverse scritture, secondo tre grandi branchie:
- consonantico: ebraico quadrato, nabateo, palmireno, siriaco, arabo;

- vocalico: greco, latino e alfabeti derivati;

- sillabico, in Asia centrale, India, poi Asia del Sud-Est.

Al di fuori del gruppo dei derivati dal fenicio e dell'aramaico, figurano parecchie scritture, la maggior parte delle quali è scomparsa (tamudeo, devanita, haseo, safaitico); ma la scrittura etiopica è ancora in uso.